Discussione:
Sala di preghiera si, moschea no
(troppo vecchio per rispondere)
donquixote
2005-10-07 22:08:41 UTC
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Tempi duri per i Tre Piccoli Porcellini.
di Letizia Coppola per Novopress Italia
Calendari e giocattoli che raffigurano maiali sono stati vietati nel
municipio di Cucley, West Midlands, per non recare offesa al personale
musulmano.
Gli impiegati del Dipartimento ai Sussidi sono stati infatti obbligati a
togliere o nascondere tutti gli oggetti che rimandavano all'immagine del
maiale, compresi giocattoli, porcellane, ed anche una scatola di fazzoletti
in cui Winnie The Pooh è raffigurato insieme al suo amico Piglet, un
porcellino.
Tutto ciò è avvenuto in seguito alla denuncia , da parte di un musulmano,
contro alcuni "anti-stress" a forma di maialino che erano stati regalati nel
Municipio durante il periodo del Ramadan.
I musulmani non possono mangiare carne di maiale, come scritto nel Corano,
perché l'animale è considerato impuro e sporco.
Il Consigliere Mahbubur Rahman, musulmano praticante, ha sostenuto il
divieto, affermando che "E' un segno di tolleranza nei confronti del credo
delle altre persone".
No comment.

Il Giornale di Vicenza
No alla Moschea a Vicenza, si alle sale di preghiera.
La Moschea è per un mussulmano un luogo dell'Islam, segno tangibile della
conquista islamica di un territorio.
Nonostante i buoni rapporti con l'Islam, la Chiesa vicentina invita ad
accogliere la richiesta per sale di preghiera e a considerare quanto detto
sopra e la volontà generale dell'opinione pubblica al riguardo.
"Nel nostro Paese da sempre i fedeli di altre religioni o nuovi movimenti
religiosi hanno potuto usufruire di luoghi o sale di preghiera dove riunirsi
per svolgere le loro pratiche religiose. Anche i musulmani dunque hanno
diritto ad avere queste sale di preghiera. La moschea tuttavia, è bene
saperlo e tenerlo presente - si precisa nella nota - non è solo un luogo di
preghiera ma anche centro di cultura, di propaganda islamica e di promozione
politica, essendo religione e politica un tutt'uno nell'Islam. Per questo si
sente a volte parlare di Imam che vengono espulsi dal Paese perché hanno
approvato e incoraggiato il terrorismo durante la preghiera del venerdì
nella loro moschea. Non è questo però un fatto usuale - si sottolinea nella
nota - e non bisogna per questo considerare le moschee covi di terroristi o
quant'altro essendo frequentate da molta gente semplice e popolare che vive
pacificamente tra noi. La moschea comunque è considerata dai fedeli
musulmani terra che appartiene all'Islam e in qualche modo rappresenta il
segno visibile della conquista islamica del territorio in cui si
costituisce".
"Queste considerazioni - si osserva nella nota - unite a ragioni di
opportunità che tengano conto dell'opinione della gente in proposito, di
garanzie di legalità e di inserimento più o meno numeroso della comunità
islamica nel tessuto territoriale, possono guidare la scelta di concedere o
non concedere il via libera alla costruzione e funzionamento di una moschea.
La chiesa di Vicenza si augura che la richiesta di Sale di preghiera sia
accolta e sostenuta: per quanto riguarda la moschea - conclude la nota -
auspica che gli Enti locali esaminino e valutino tutti gli elementi che
occorre tenere presenti, senza pregiudizi, ma anche con la dovuta attenzione
e serietà del caso."

Il Secolo XIX
Moschea, padre Pala guida il corteo contro il progetto
CORNIGLIANO Ieri la marcia di protesta
La pioggia accompagna la prima discesa in piazza di padre Giacomo Pala,
parroco di San Giacomo di Cornigliano, contro il progetto - già approvato
dal Comune - di una moschea in via Coronata.
«È l'ultimo dei soprusi, adesso basta», scandisce padre Giacomo, in testa al
corteo che ieri pomeriggio ha paralizzato per un'ora buona il traffico in
mezzo ponente cittadino. La manifestazione comincia in sordina alle 16,30:
un centinaio di manifestanti si riunisce nei giardini Melis. In piazza,
oltre al battagliero parroco di Cornigliano, ci sono giovani e pensionati,
adolescenti e mamme con bambini.
A Cornigliano è la seconda manifestazione anti-moschea nel giro di una
settimana. Lunedì scorso, però, malgrado il tempo assai più clemente, la
protesta contro il centro islamico al posto delle ex officine Passalacqua
aveva raccolto appena una cinquantina di persone. Ieri, invece, l'iniziativa
organizzata dai "Liberi cittadini di Coronata e Cornigliano" ha portato
nelle strade del quartiere un centinaio di persone. Diventate circa il
doppio un'ora più tardi, quando il meteo si è fatto più benevolo.
«Non è in corso alcuna guerra di religione, semplicemente siamo stanchi di
subire le imposizioni di questa giunta», ripete padre Giacomo, storico
animatore delle proteste contro le acciaierie. Il sacerdote impugna un
microfono e porta, come un vessillo, il palo su cui sono sistemati due
altoparlanti. E' lo stesso dispositivo, quasi artigianale, usato durante le
processioni: «Che c'è di male? - dice padre Giacomo - ieri lo abbiamo
utilizzato per pregare, oggi per protestare». L'impatto della
manifestazione, anche ieri, è stato pesante. Gli oppositori della moschea
hanno sfilato avanti e indietro per via Cornigliano, dai giardini Melis a
piazza Massena (con blocco di via Coronata) e ritorno sino alla stazione
ferroviaria. Circolazione paralizzata a Cornigliano, Sampierdarena e Sestri.
"Tursi decide, Cornigliano subisce e basta"è scritto sullo striscione che
apre il corteo: «Giunta e circoscrizione non hanno ascoltato le ragioni
della gente», spiega Maurizio, 27 anni, operaio, che arringa la folla con un
megafono: «In via Coronata ci ritroveremo centinaia di islamici, tra cui
molti immigrati clandestini. E questo in un quartiere che già subisce
drammaticamente gli effetti negativi della massiccia immigrazione
straniera». Cristina Pozzi, del Comitato per Cornigliano, invita a firmare
la petizione anti-moschea: «Qui nessuno la vuole, il Comune deve tenerne
conto».
E. Ga.
Marco O. dal quasar PB
2005-10-08 19:16:55 UTC
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Post by donquixote
No alla Moschea a Vicenza, si alle sale di preghiera.
Qual è la differenza? Il minareto?

M.

PS è una domanda seria.
donquixote
2005-10-09 22:13:32 UTC
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Post by Marco O. dal quasar PB
Post by donquixote
No alla Moschea a Vicenza, si alle sale di preghiera.
Qual è la differenza? Il minareto?
"Anche i musulmani dunque hanno
diritto ad avere queste sale di preghiera. La moschea tuttavia, è bene
saperlo e tenerlo presente - si precisa nella nota - non è solo un luogo di
preghiera ma anche centro di cultura, di propaganda islamica e di promozione
politica, essendo religione e politica un tutt'uno nell'Islam. Per questo si
sente a volte parlare di Imam che vengono espulsi dal Paese perché hanno
approvato e incoraggiato il terrorismo durante la preghiera del venerdì
nella loro moschea. La moschea comunque è considerata dai fedeli
musulmani terra che appartiene all'Islam e in qualche modo rappresenta il
segno visibile della conquista islamica del territorio in cui si
costituisce".
Marco O. dal quasar PB
2005-10-10 07:15:54 UTC
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Post by donquixote
Post by Marco O. dal quasar PB
Qual è la differenza? Il minareto?
"Anche i musulmani dunque hanno
diritto ad avere queste sale di preghiera. La moschea tuttavia, è bene
saperlo e tenerlo presente - si precisa nella nota - non è solo un luogo di
preghiera ma anche centro di cultura, di propaganda islamica e di promozione
politica, essendo religione e politica un tutt'uno nell'Islam.
Risposta-non-risposta. :-(

IN PRATICA qual è la differenza?

Immaginiamo che costruiscano un edificio con una grande sala vuota dal
pavimento coperto di tappeti con annesse quattro stanze più piccole
arredate con sedie e tavoli, una attrezzata a biblioteca ed una
attrezzata ad ufficio amministrativo.

Cosa permette di capire se è una "Moschea" od una "Sala di preghiera"?

La targa di fianco alla porta?

M.
donquixote
2005-10-13 22:01:42 UTC
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Post by Marco O. dal quasar PB
Post by donquixote
Post by Marco O. dal quasar PB
Qual è la differenza? Il minareto?
"Anche i musulmani dunque hanno
diritto ad avere queste sale di preghiera. La moschea tuttavia, è bene
saperlo e tenerlo presente - si precisa nella nota - non è solo un luogo di
preghiera ma anche centro di cultura, di propaganda islamica e di promozione
politica, essendo religione e politica un tutt'uno nell'Islam.
Risposta-non-risposta. :-(
IN PRATICA qual è la differenza?
Immaginiamo che costruiscano un edificio con una grande sala vuota dal
pavimento coperto di tappeti con annesse quattro stanze più piccole
arredate con sedie e tavoli, una attrezzata a biblioteca ed una
attrezzata ad ufficio amministrativo.
Cosa permette di capire se è una "Moschea" od una "Sala di preghiera"?
La targa di fianco alla porta?
Anche.
Se i musulmani dichiarano e riconoscono che è solo una sala di preghiera, e
non una moschea, da un lato dovrebbero solo pregarvi, e non svolgere tutte
quelle altre attività che si svolgono abitualmente in una moschea, dall'
altro non dovrebbero considerarla terra che appartiene all'Islam, terra cioè
che in qualche modo rappresenta il segno visibile della conquista islamica
del territorio in cui si costituisce.
Tutto ciò, naturalmente, sul presupposto, non provato, che i musulmani siano
sinceri e leali, e non disposti a mentire e ingannare per favorire la
propria fede (Marcantonio Bragadin si era fidato della parola dei musulmani,
e si è visto la fine che ha fatto.......)

NOTE SULLA MOSCHEA

di Khalil Samir S.I.

(da "La Civiltà Cattolica" del 17 marzo 2001, pagine 599-603)

Che cos'è una moschea

Ultimamente si è parlato di moschee in Italia; ma sull'argomento continua a
permanere una cappa di genericità e approssimazione. Quando si discute
sull'opportunità di costruire una moschea o di concedere terreni a questo
scopo, è necessario anzitutto non dare per scontata la conoscenza
dell'oggetto della discussione. La moschea non è una "chiesa" musulmana, ma
un luogo che ha nell'islàm la sua funzione e le sue norme. Perciò si deve
guardare all'islàm per capire che cosa essa è.

Nella tradizione araba esistono due termini per indicare la moschea: masgid
(passato in spagnolo sotto la voce "mezquita" e di là nelle lingue europee)
e giâmi'. Quest'ultimo vocabolo è il più diffuso nel mondo arabo-islamico.
La prima parola deriva dalla radice sgd che significa "prostrarsi", la
seconda dalla radice gm' che significa "radunare". La moschea (giâmi') è il
luogo dove la comunità si raduna, per esaminare tutto ciò che la riguarda:
questioni sociali, culturali, politiche, come anche per pregare; tutte le
decisioni della comunità si prendono nella moschea. Voler limitare la
moschea a "un luogo di preghiera" è fare violenza alla tradizione musulmana.

Il venerdì (yawm al-giumu'ah) è il giorno in cui la comunità si raduna (come
indica il nome giumu'ah). Si raduna a mezzogiorno per la preghiera pubblica,
seguita dalla khutbah, cioè il discorso, che non è una predica. Nella
khutbah vengono approfondite la questioni dell'ora presente: politiche,
sociali, morali ecc. Il venerdì non è il giorno in cui non si lavora, come
il sabato degli ebrei o la domenica dei cristiani, ma il giorno in cui i
musulmani si ritrovano insieme come comunità. Ancora oggi, in Arabia
Saudita, il venerdì è un giorno lavorativo; si chiudono i negozi soltanto
all'ora del raduno in moschea a mezzogiorno.

In molti Paesi musulmani, per esempio in Egitto, che è oggi il più popoloso
Paese musulmano arabo, tutte le moschee sono sorvegliate il venerdì e le più
importanti sono circondate dalla polizia speciale. Il motivo è semplice: le
decisioni politiche partono dalla moschea, durante la khutbah del venerdì.
Nella storia musulmana, quasi tutte le rivoluzioni e i sollevamenti popolari
sono partiti dalle moschee. Lo jihâd, cioè "la guerra sul cammino di Dio"
(fî sabîl Allâh) che obbliga ogni musulmano a difendere la comunità, è
proclamata sempre nella moschea, alla khutbah del venerdì. In alcuni Paesi
musulmani, il testo della khutbah dev'essere presentato prima alle autorità
civili visto che gli imâm (che presiedono le riunioni della comunità) sono
funzionari statali.

È dunque scorretto, parlando della moschea, parlare unicamente di "luogo di
culto". Com'è scorretto, parlando della libertà di costruire moschee, farlo
in nome della libertà religiosa, visto che non è semplicemente un luogo
religioso, ma una realtà multivalente (religiosa, culturale, sociale,
politica ecc.). Non si deve poi dimenticare che il luogo dedicato alla
preghiera del venerdì è considerato dai musulmani spazio sacro e rimane per
sempre appannaggio della comunità, la quale decide chi ha facoltà di esservi
ammesso e chi invece lo profanerebbe. Per questo motivo non si può prestare
un terreno per 50 anni, per esempio, per edificarvi una moschea; questo
terreno non potrà mai più essere reso.

Esistono spesso, nelle città dei Paesi musulmani, piccoli "luoghi di
preghiera", chiamati di solito musallâ (preghiera), da salât. Sono come
"cappelle" che possono contenere circa una cinquantina di persone e che si
trovano spesso al pian terreno di una casa, al posto di un appartamento.
Questi luoghi, più discreti, sono generalmente utilizzati quasi unicamente
per la preghiera del mezzogiorno, permettendo alla gente della strada o
degli edifici vicini di pregare in pace.

Le moschee hanno normalmente un minareto (manârah), da dove il muezzin
(mu'abhdhin) lancia l'appello alla preghiera (adhân). I minareti hanno una
funzione pratica e sono leggermente più alti delle case che li circondano.
Hanno assunto spesso nella storia una funzione simbolica, di affermazione
della presenza musulmana, e talvolta una funzione politica di affermazione
della superiorità dell'islàm sulle altre religioni. Il loro scopo essenziale
è di permettere alla voce umana di giungere a chi abita vicino.

In questo secolo, si sono spesso posti altoparlanti sui minareti
(soprattutto se c'è una chiesa vicina o un quartiere cristiano), e i muezzin
hanno aggiunto altre cose all'appello alla preghiera (adhân), prolungandolo.
Queste innovazioni sono contrarie alla tradizione musulmana (la sunnah) e i
Paesi musulmani rigorosi le condannano, come per esempio l'Arabia Saudita,
anche se la condanna non cambia le abitudini. In altri Stati, come per
esempio l'Egitto, l'uso degli altoparlanti (a tutto volume) è limitato
unicamente all'appello (che dura circa 2 minuti) ed è vietato per la
preghiera dell'alba (salât alfagr), divieto di fatto non osservato. L'uso
dei registratori per l'appello, che si diffonde in molti luoghi, è
considerato contrario alla Tradizione.

Infine è necessario chiedersi chi finanzi le moschee e i centri islamici. È
risaputo che gran parte delle moschee e dei centri islamici in Europa sono
finanziati da Governi musulmani, in particolare da quello dell'Arabia
Saudita, che perciò ha il diritto di imporre i suoi imâm. Ora, è ben noto
che nel mondo islamico sunnita l'Arabia Saudita rappresenta la tendenza più
rigida, detta wahhabita (da 'Abd al-Wahhâb, 1703-92). Non sono quindi questi
imâm che potranno aiutare gli emigrati a inserirsi nella società
occidentale, né ad assimilare la modernità, condizioni necessarie per una
convivenza serena con gli autoctoni.

Alcuni elementi di giudizio

Non è possibile né giusto impedire ai musulmani di avere luoghi di preghiera
in Occidente. Sarebbe probabilmente più adatto al contesto sociologico degli
emigrati (che rappresentano la stragrande maggioranza dei musulmani in
Italia) avere musallâ, ossia "cappelle", dove potrebbero ritrovarsi più
comodamente per pregare. Sarebbero anche meno costose per loro. Rimane un
rischio: la moltiplicazione dei piccoli luoghi di preghiera rende più
difficile il controllo su quanto vi si svolge.

La moschea, in quanto centro socio-politico-culturale musulmano, non può
entrare nella categoria dei "luoghi di culto", non essendo esclusivamente un
luogo di preghiera. Alla pubblica amministrazione spetta studiare come
esercitare un certo controllo su tali centri, vista la loro funzione
politica tradizionale.

L'opposizione che si vede un po' dappertutto in Europa riguardo
all'edificazione di moschee può provenire dalla xenofobia, ma è anche
probabile che derivi dal timore che essa sia un atto politico di
affermazione di un'identità diversa sotto tutti gli aspetti, troppo estranea
alla cultura e alla civiltà occidentale.

Se un tale centro musulmano potesse aiutare gli emigrati a integrarsi nella
società italiana locale e nazionale, con corsi adatti e altri servizi,
sarebbe da incoraggiare, poiché lo scopo è di costituire insieme, emigrati e
autoctoni, una società comune e solidale. Potrebbe essere incoraggiata
(anche materialmente) la formazione di gruppi o associazioni misti, composti
da emigrati (musulmani e non musulmani) e autoctoni, per rinforzare
l'integrazione dei primi nella società italiana e l'apertura dei secondi
agli emigrati. Ma, tenendo conto della tradizione musulmana multisecolare di
non distinguere religione, tradizioni, cultura, vita sociale e politica,
sembra importante che i responsabili si informino bene per operare queste
distinzioni e siano molto attenti a non incoraggiare la politicizzazione
(sotto qualunque forma) dei gruppi di emigrati (musulmani e non musulmani).

Infine è utile notare un piccolo particolare: secondo i dati ufficiali, gli
emigrati musulmani rappresentano circa un terzo di tutti gli immigrati in
Italia. Eppure, fanno parlare di sé molto più degli altri emigrati, che sono
la maggioranza (i due terzi). Ci sembra che il motivo sia proprio la
tendenza dei musulmani a politicizzare la loro presenza, a renderla visibile
(sia per tendenza naturale, sia perché esistono potenti lobbies di musulmani
italiani o stranieri). Sono questa politicizzazione e questa tendenza ad
affermare la propria identità come diversa dagli altri che suscitano le
reazioni di rigetto o di rifiuto. Non sarebbe più conforme agli interessi
dei musulmani stessi cercare di vivere la loro vita (e la loro fede) in
maniera discreta e integrata?

Conclusione

Da ciò che abbiamo detto si possono trarre alcune conclusioni.

Tenuto conto della natura polivalente (e spesso politica) della moschea
nella tradizione musulmana, la costruzione di moschee, contrariamente a
quella delle chiese, può essere un atto politicamente ambivalente. Potrebbe
favorire il contrasto tra la popolazione musulmana (spesso costituita da
immigrati) e quella non musulmana (generalmente costituita da italiani
autoctoni), oppure favorire l'integrazione della popolazione musulmana nel
tessuto della società italiana. Perciò tocca alle autorità civili
discernere, caso per caso, le possibilità di successo di questa seconda
ipotesi, ed enunciare le condizioni che favoriscano il raggiungimento di
tale scopo, che cioè la moschea serva ad aiutare i musulmani a integrarsi
nella loro nuova società.

Questo si potrebbe ottenere con diverse misure concrete: proponendo corsi di
lingua italiana (anziché solo di lingua araba); assicurando servizi sociali
per aiutare gli emigrati ad avere una vita più dignitosa e più integrata;
offrendo servizi particolari alle donne, visto che spesso non partecipano
agli incontri misti, ma nello stesso tempo incoraggiando la loro
integrazione in una società mista; esigendo la distinzione tra centro
culturale e luogo di preghiera; controllando la khutbah (spesso tradotta
erroneamente con "predica") fatta nel quadro della preghiera di mezzogiorno
del venerdì; assicurandosi che la distinzione, fondamentale in Italia, tra
religione e politica sia chiara, e aiutando la comunità musulmana a
mantenerla.

Nell'autorizzare la costruzione di una moschea è ragionevole tener conto dei
cittadini musulmani della zona in questione, per decidere della sua
dimensione. Non sembra invece ragionevole tener conto dei non residenti,
cioè di chi non ha fatto l'opzione di vivere in questo Paese e di impegnarsi
ad assumere tutti gli obblighi che ne derivano, poiché lo scopo ultimo è
creare una comunità solidale tra gli italiani e chi è emigrato in Italia.
Hybris
2005-10-14 10:44:28 UTC
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Post by donquixote
Post by Marco O. dal quasar PB
Cosa permette di capire se è una "Moschea" od una "Sala di preghiera"?
La targa di fianco alla porta?
Anche.
Se i musulmani dichiarano e riconoscono che è solo una sala di preghiera, e
non una moschea, da un lato dovrebbero solo pregarvi, e non svolgere tutte
quelle altre attività che si svolgono abitualmente in una moschea, dall'
cioe', secondo te, siccome gli dici no, la moschea no ma la sala da
preghiera si', loro, quando vanno in sala da preghiera dicono:
e no, questa e' una sala di preghiera, qui possiamo solo pregare... ah se
avessimo una moschea! potremmo complottare... invece qui no, peccato sara'
per un'altra volta....
se qualcuno vuole complottare complotta, ovunque.

a parte questo, un egiziano una volta mi disse che per loro qualsiasi luogo
puo' diventare moschea: una palestra, una casa, una stanza. non e'
necessaria una "consacrazione" o roba del genere. si dice: quella e' la
moschea e cosi' e'. se questo e' vero, tutto sto voler discernere tra
moschea e sala di preghiera che senso avrebbe? forse ridurre la capienza
dei luoghi di culto in modo da ostacolare i grandi gruppi di persone?
ma di solito gli attacchi terroristici non sono commessi da piccoli grupp
di persone. magari provenienti dalla stessa sala di preghiera?
Post by donquixote
Tutto ciò, naturalmente, sul presupposto, non provato, che i musulmani siano
sinceri e leali, e non disposti a mentire e ingannare per favorire la
propria fede
"i musulmani", bella generalizzazione, complimenti... usando la stessa
unita' di misura dovrei quindi concludere che i cattolici la pensano tutti
come te.
Post by donquixote
Italia) avere musallâ, ossia "cappelle", dove potrebbero ritrovarsi più
comodamente per pregare. Sarebbero anche meno costose per loro. Rimane un
rischio: la moltiplicazione dei piccoli luoghi di preghiera rende più
difficile il controllo su quanto vi si svolge.
appunto.
Post by donquixote
Infine è utile notare un piccolo particolare: secondo i dati ufficiali, gli
emigrati musulmani rappresentano circa un terzo di tutti gli immigrati in
Italia. Eppure, fanno parlare di sé molto più degli altri emigrati, che sono
la maggioranza (i due terzi). Ci sembra che il motivo sia proprio la
tendenza dei musulmani a politicizzare la loro presenza, a renderla visibile
dunque abbiamo una comunita' di immigrati che al 33% e' musulmana, secondo
quanto detto questa comunita', per quanto divisa in diverse nazionalita',
si sente unica grazie alla religione comune (cosa che non accade certamente
per le altre religioni... detta cosi' potrebbe anche essere un pregio no?).
questo 33% (unito negli interessi dalla religione praticata (da
verificare)) e' piu' coordinato del restante 66%... 66% che pero' non
costituisce una comunita' intera e unita ma e' diviso in mille pezzi
separati a seconda della nazionalita'... come mai quel 33% fa' piu' rumore
di un (invento) 10% di albanesi, un 15% di rumeni, un 7% di cinesi... ecc.?
comunque secondo me quel 33% in realta' non e' una cosa sola e coordinata.
ad es. quel tale che ha scatenato un putiferio assurdo per la questione dei
crocifissi... l'ha fatto da solo se non sbaglio. chiaro pero' che queste
cose fanno un certo scalpore e vengono meglio ricordate in un paese a
maggioranza cattolica.
tra l'altro il casino sulla moschea di vicenza non l'ha sollevato un
parroco cattolico di vicenza? quindi nessun tentativo di rendere visibile
un bel nulla da parte loro mi sembra....
donquixote
2005-10-16 22:56:23 UTC
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Post by Hybris
Post by donquixote
Post by Marco O. dal quasar PB
Cosa permette di capire se è una "Moschea" od una "Sala di preghiera"?
La targa di fianco alla porta?
Anche.
Se i musulmani dichiarano e riconoscono che è solo una sala di preghiera, e
non una moschea, da un lato dovrebbero solo pregarvi, e non svolgere tutte
quelle altre attività che si svolgono abitualmente in una moschea, dall'
cioe', secondo te, siccome gli dici no, la moschea no ma la sala da
e no, questa e' una sala di preghiera, qui possiamo solo pregare... ah se
avessimo una moschea! potremmo complottare... invece qui no, peccato sara'
per un'altra volta....
se qualcuno vuole complottare complotta, ovunque.
Complotta se è sleale.
Ripeto: se i musulmani dichiarano e riconoscono che il locale è solo una
sala di preghiera, e non una moschea, da un lato dovrebbero solo pregarvi, e
non svolgere tutte quelle altre attività che si svolgono abitualmente in una
moschea, dall'altro non dovrebbero considerarla terra che appartiene
all'Islam, terra cioè che in qualche modo rappresenta il segno visibile
della conquista islamica del territorio in cui si costituisce.
Io voglio sperare che i musulmani siano corretti e in buona fede, e
utilizzino quello che hanno dichiarato essere un luogo di preghiera come
luogo di preghiera.
Se poi utilizzeranno scorrettamente e slealmente il luogo di preghiera come
una moschea, cioè come un luogo che, come evidenzia l'articolo, non è tanto
un luogo di culto, ma eminentemente un luogo dove si fa politica, e che
rappresenta il segno visibile della conquista islamica del territorio in cui
si costituisce, la società civile saprà giudicare adeguatamente il
comportamento dei musulmani....
Se poi i musulmani utilizzeranno il luogo di preghiera come luogo per
complottare e organizzare attentati terroristici, si spera che le forze dell
'ordine sapranno provvedere, e la società civile saprà giudicare ancora
meglio il comportamento dei musulmani...
Post by Hybris
a parte questo, un egiziano una volta mi disse che per loro qualsiasi luogo
puo' diventare moschea: una palestra, una casa, una stanza. non e'
necessaria una "consacrazione" o roba del genere. si dice: quella e' la
moschea e cosi' e'.
Appunto: i musulmani devono riconoscere esplicitamente che quello è
solo un luogo di preghiera, e non una moschea, e così è.
O almeno così dovrebbe essere, se i musulmani vogliono dimostrare di essere
leali e affidabili, e di volere veramente un luogo di culto, e non un luogo
per fare politica e propaganda, oppure complottare.
Post by Hybris
se questo e' vero, tutto sto voler discernere tra
moschea e sala di preghiera che senso avrebbe?
Ha il senso di distinguere un luogo di preghiera, cioè di culto, da un
luogo, nel migliore dei casi, di politica, nel peggiore, di complotto, che
comunque viene considerato dai musulmani terra che appartiene all'Islam,
terra cioè che rappresenta il segno visibile della conquista islamica
del territorio in cui si costituisce, terra che non dovrà mai più essere
restituita.
Post by Hybris
Post by donquixote
Tutto ciò, naturalmente, sul presupposto, non provato, che i musulmani siano
sinceri e leali, e non disposti a mentire e ingannare per favorire la
propria fede
"i musulmani", bella generalizzazione, complimenti... usando la stessa
unita' di misura dovrei quindi concludere che i cattolici la pensano tutti
come te.
Eh, magari!
Post by Hybris
Post by donquixote
Italia) avere musallâ, ossia "cappelle", dove potrebbero ritrovarsi più
comodamente per pregare. Sarebbero anche meno costose per loro. Rimane un
rischio: la moltiplicazione dei piccoli luoghi di preghiera rende più
difficile il controllo su quanto vi si svolge.
appunto.
Appunto: l'articolista, nella frase precedente, che tu hai tagliato a metà,
scrive:
"Sarebbe probabilmente più adatto al contesto sociologico degli
emigrati (che rappresentano la stragrande maggioranza dei musulmani in
Italia) avere musallâ, ossia "cappelle", dove potrebbero ritrovarsi più
comodamente per pregare."
Il problema del controllo dei luoghi di preghiera è distinto rispetto a
quello inerente alla concessioni relative alle moschee, le quali sono
eminentemente e programmaticamente luoghi politici (spesso finanziati da
governi musulmani integralisti, che disincentivano l'integrazione degli
immigrati...) che comunque vengono considerati dai musulmani terra che
appartiene all'Islam, terra cioè che rappresenta il segno visibile della
conquista islamica del territorio in cui si costituisce, terra che non dovrà
mai più essere restituita.
Cordiali saluti.
Marco O. dal quasar PB
2005-10-14 11:39:03 UTC
Permalink
Post by donquixote
Post by Marco O. dal quasar PB
La targa di fianco alla porta?
Anche.
Se i musulmani dichiarano e riconoscono che è solo una sala di preghiera, e
non una moschea, da un lato dovrebbero solo pregarvi, e non svolgere tutte
quelle altre attività che si svolgono abitualmente in una moschea, dall'
altro non dovrebbero considerarla terra che appartiene all'Islam, terra cioè
che in qualche modo rappresenta il segno visibile della conquista islamica
del territorio in cui si costituisce.
Ah, beh, se può aiutare ad essere più chiari si può anche evitare
l'uso del termine "moschea".

Però, in pratica, cambia poco: non chredo che si possa impedire ad una
"sala di preghiera" di avere dei locali accessori, analogamente a
quanto capita con le chiese.

Facciamo un esempio: in questi giorni si discute dei PACS.

Nel salone della chiesa cattolica, nel salone della chiesa protestante
e nel salone della "sala di preghiera per musulmani" si organizzano tre
dibattiti sull'argomento.

Secondo te la forza pubblica deve interrompere il terzo perchè nella
"sala di preghiera per musulmani" non si può parlare di politica?

Non mi sembra molto costituzionale.
Post by donquixote
Infine è necessario chiedersi chi finanzi le moschee e i centri islamici. È
risaputo che gran parte delle moschee e dei centri islamici in Europa sono
finanziati da Governi musulmani, in particolare da quello dell'Arabia
Saudita, che perciò ha il diritto di imporre i suoi imâm.
Per questo problema ci sarebbe una soluzione: l'otto per mille, con il
quale si potrebbero pagare degli imam non fondamentalisti.

Relativamente al numero ed alla dimensione delle moschee, poi, non so
cosa sia meglio, lo si dovrebbe chiedere agli interessati, ma se si
costruisce una sola moschea in una città come Torino è chiaro che le
dimensioni dovranno essere adeguate e non ci si dovrà lamentare se ci
saranno dei problemi di parcheggio nelle vicinanze.

M.
donquixote
2005-10-16 22:58:45 UTC
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Post by Marco O. dal quasar PB
Post by donquixote
Post by Marco O. dal quasar PB
La targa di fianco alla porta?
Anche.
Se i musulmani dichiarano e riconoscono che è solo una sala di preghiera, e
non una moschea, da un lato dovrebbero solo pregarvi, e non svolgere tutte
quelle altre attività che si svolgono abitualmente in una moschea, dall'
altro non dovrebbero considerarla terra che appartiene all'Islam, terra cioè
che in qualche modo rappresenta il segno visibile della conquista islamica
del territorio in cui si costituisce.
Ah, beh, se può aiutare ad essere più chiari si può anche evitare
l'uso del termine "moschea".
E' il contrario: bisogna invece chiarire se si tratta di un semplice luogo
di preghiera, cioè di un luogo di culto, oppure di una moschea, cioè di un
luogo sostanzialmente ed eminentemente "politico".
Post by Marco O. dal quasar PB
Però, in pratica, cambia poco: non chredo che si possa impedire ad una
"sala di preghiera" di avere dei locali accessori, analogamente a
quanto capita con le chiese.
Facciamo un esempio: in questi giorni si discute dei PACS.
Nel salone della chiesa cattolica, nel salone della chiesa protestante
e nel salone della "sala di preghiera per musulmani" si organizzano tre
dibattiti sull'argomento.
Secondo te la forza pubblica deve interrompere il terzo perchè nella
"sala di preghiera per musulmani" non si può parlare di politica?
No, bisogna semplicemente informare l'opinione pubblica, in modo tale che la
società civile giudichi adeguatamente il fatto che i musulmani, dopo aver
dichiarato di avere creato un luogo di preghiera, cioè un semplice luogo di
culto, hanno in effetti creato una moschea, cioè un luogo "politico", un
luogo spesso finanziato da governi musulmani integralisti, che
disincentivano l'integrazione degli immigrati, un luogo che comunque viene
considerato dai musulmani terra che appartiene all'Islam, terra cioè che
rappresenta il segno visibile della conquista islamica del territorio in cui
si costituisce, terra che non dovrà mai più essere restituita.
Cordiali saluti.
Marco O. dal quasar PB
2005-10-20 12:01:55 UTC
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Post by donquixote
Post by Marco O. dal quasar PB
Facciamo un esempio: in questi giorni si discute dei PACS.
Nel salone della chiesa cattolica, nel salone della chiesa protestante
e nel salone della "sala di preghiera per musulmani" si organizzano tre
dibattiti sull'argomento.
Secondo te la forza pubblica deve interrompere il terzo perchè nella
"sala di preghiera per musulmani" non si può parlare di politica?
No, bisogna semplicemente informare l'opinione pubblica, in modo tale che la
società civile giudichi adeguatamente il fatto che i musulmani, dopo aver
dichiarato di avere creato un luogo di preghiera, cioè un semplice luogo di
culto, hanno in effetti creato una moschea, ...
E secondo te la gente troverebbe sbagliato il fatto che i musulmani
facciano esattamente quello che fanno i cattolici, i protestanti, gli
ortodossi e gli ebrei?

Ti faccio un esempio. Vicino a casa mia c'è un locale adibito a chiesa
metodista di lingua inglese e frequentato in prevalenza da nigeriani.

Ci vanno la domenica, ma ci portano anche i bambini al catechismo e ci
tengono anche varie attività ludiche e culturali.

A qualcuno danno fastidio perchè "sono negri", ma in realtà non danno
fastidio a nessuno. C'è un po' di confusione quando escono i bambini,
ma non è che l'oratorio sia più silenzioso.

Secondo te se un gruppo di marocchini volesse fare *esattamente* la
stessa cosa in un locale simile la gente (fascisti e leghisti a parte)
ci troverebbe qualcosa di male?

M.
donquixote
2005-10-24 22:09:22 UTC
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Post by Marco O. dal quasar PB
Post by donquixote
No, bisogna semplicemente informare l'opinione pubblica, in modo tale che la
società civile giudichi adeguatamente il fatto che i musulmani, dopo aver
dichiarato di avere creato un luogo di preghiera, cioè un semplice luogo di
culto, hanno in effetti creato una moschea, ...
E secondo te la gente troverebbe sbagliato il fatto che i musulmani
facciano esattamente quello che fanno i cattolici, i protestanti, gli
ortodossi e gli ebrei?
Ti faccio un esempio. Vicino a casa mia c'è un locale adibito a chiesa
metodista di lingua inglese e frequentato in prevalenza da nigeriani.
Ci vanno la domenica, ma ci portano anche i bambini al catechismo e ci
tengono anche varie attività ludiche e culturali.
A qualcuno danno fastidio perchè "sono negri", ma in realtà non danno
fastidio a nessuno. C'è un po' di confusione quando escono i bambini,
ma non è che l'oratorio sia più silenzioso.
Secondo te se un gruppo di marocchini volesse fare *esattamente* la
stessa cosa in un locale simile la gente (fascisti e leghisti a parte)
ci troverebbe qualcosa di male?
Non è questione di essere fascisti o leghisti, ma di essere informati sulla
realtà dell'Islam, sulla sua cultura e sulla sua mentalità.
Non credo siano fascisti o leghisti Khalil Samir (il gesuita
autore dell'articolo della Civiltà Cattolica, le cui bozze sono notoriamente
controllate dai vertici della Chiesa) Magdi Allam (giornalista e saggista
musulmano) o i componenti della curia di Vicenza.
Continui a mettere a confronto realtà cristiane e realtà musulmane, facendo
finta di non capire che il Cristianesimo non è l'Islamismo, che il Vangelo
non è il Corano, che chiese e templi non sono moschee (non semplici luoghi
di culto, ma anche, ed eminentemente, di attività "politica") che c'è chi
distingue tra Cesare e Dio e chi crede si debba applicare la sharia.
Questo significa forse che i musulmani sono inassimilabili o non integrabili
nella nostra società?
Certo che no, ma bisogna condurli e aiutarli nel processo di integrazione.
Questo significa che non possono esercitare il loro culto?
Certo che no, ma che è opportuno che lo esercitino in luoghi di preghiera e
non nelle moschee, che non sono solo un luogo di preghiera ma anche centro
di cultura, di propaganda islamica e di promozione politica, essendo
religione e politica un tutt'uno nell'Islam, e che sono considerate dai
fedeli musulmani terra che appartiene all'Islam e in qualche modo
rappresenta il segno visibile della conquista islamica del territorio in cui
si costituisce.
Questo significa che i musulmani, in quanto tali, non possono svolgere
attività politica, culturale, sociale?
Certo che no, ma è opportuno che la esercitino in luoghi o in locali diversi
dai luoghi di preghiera. Il problema principale dei musulmani è che, nella
loro mentalità, religione e politica sono un tutt'uno, come la moschea è un
luogo inseparabilmente religioso e politico. Per integrarli nella nostra
società è fondamentale portarli a distinguere questi due aspetti, e la
distinzione netta, esteriore, tra il luogo del culto e il luogo dell'
attività politica sarebbe molto importante, per portarli verso una
distinzione interiore.
Per questo è importante dire: moschee no, luoghi di preghiera sì. Per questo
è importante che i locali in cui i musulmani effettuano riunioni di
carattere politico, sociale, propagandistico, non siano adiacenti al luogo
di preghiera. Perché se fossero adiacenti o coincidenti con il luogo di
preghiera, il luogo di preghiera, nella mente dei musulmani,
indipendentemente da dichiarazioni contrarie, continuerebbe ad essere una
moschea, e continuerebbe a perpetuare nei musulmani la mentalità islamica,
che coniuga inseparabilmente religione e politica.

Sebastiano
2005-10-10 19:01:10 UTC
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donquixote wrote:
....
Post by donquixote
maiale, compresi giocattoli, porcellane, ed anche una scatola di fazzoletti
in cui Winnie The Pooh è raffigurato insieme al suo amico Piglet, un
porcellino.
....
Post by donquixote
I musulmani non possono mangiare carne di maiale, come scritto nel Corano,
Bhe, il divieto è di mangiare, non di vedere, giocare, soffiare
il naso, ecc.
Forse bastava spiegarlo.
....
Post by donquixote
diritto ad avere queste sale di preghiera. La moschea tuttavia, è bene
saperlo e tenerlo presente - si precisa nella nota - non è solo un luogo di
preghiera ma anche centro di cultura, di propaganda islamica e di promozione
Bhe, se la zona è edificabile, sono in regola con i permessi, se
la pagano con i loro soldi, non vedo il motivo di tale diniego.
In fondo anche nelle chiese si fa propaganda politica contro
quelle leggi ritenute non consone alla legge morale.
La stessa cosa dei mussulmani. Ciò che non è tollerabile è se la
propaganda delle proprie idee e della propria fede avvieen tamite
l'incitamento alal violenza, ma non credo che questo sia un
tratto esclusivo e caratteristico dell'ISLAM.

Sebastiano
Marco O. dal quasar PB
2005-10-11 16:44:53 UTC
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Post by Sebastiano
Forse bastava spiegarlo.
Non c'è peggior capitore di chi non vuol capire.
Post by Sebastiano
Bhe, se la zona è edificabile, ...
Non è detto che una qualsiasi zona edificabile sia la migliore per un locale
di culto che possa attirare molta gente.

Secondo me sarebbe meglio se le zone fossero indentificate dalle
amministrazioni locali.

M.
donquixote
2005-10-13 22:00:52 UTC
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Post by Sebastiano
....
Post by donquixote
maiale, compresi giocattoli, porcellane, ed anche una scatola di fazzoletti
in cui Winnie The Pooh è raffigurato insieme al suo amico Piglet, un
porcellino.
....
Post by donquixote
I musulmani non possono mangiare carne di maiale, come scritto nel Corano,
Bhe, il divieto è di mangiare, non di vedere, giocare, soffiare
il naso, ecc.
Forse bastava spiegarlo.
Basterebbe spiegarlo a certi musulmani prevericatori, e a certi cristiani
calabraghe....
Post by Sebastiano
Post by donquixote
diritto ad avere queste sale di preghiera. La moschea tuttavia, è bene
saperlo e tenerlo presente - si precisa nella nota - non è solo un luogo di
preghiera ma anche centro di cultura, di propaganda islamica e di promozione
Bhe, se la zona è edificabile, sono in regola con i permessi, se
la pagano con i loro soldi, non vedo il motivo di tale diniego.
A parte il fatto che una moschea non è assimilabile a un condominio, spesso
i musulmani chiedono in concessione terreni pubblici, e la relativa
decisione, in parte discrezionale, spetta alla pubblica amministrazione. In
questi casi si può benissimo intervenire, come ha fatto la curia vicentina,
per esprimere una opinione favorevole per i luoghi di preghiera, sfavorevole
per le moschee.
Post by Sebastiano
In fondo anche nelle chiese si fa propaganda politica contro
quelle leggi ritenute non consone alla legge morale.
La stessa cosa dei mussulmani. Ciò che non è tollerabile è se la
propaganda delle proprie idee e della propria fede avvieen tamite
l'incitamento alal violenza, ma non credo che questo sia un
tratto esclusivo e caratteristico dell'ISLAM.
Credo sia evidente che la promozione della fede tramite l'incitamento e la
pratica della prevaricazione e della violenza, non solo negli Stati
musulmani, ma anche fuori di essi, sia caratteristico di una parte
significativa, se non preponderante, dell'ISLAM (lo scrivo tutto maiuscolo
per farti contento....)
Cordiali saluti.


Corriere della Sera
Moschea-mania, serve uno stop
Magdi Allam
In Italia sembra essere esplosa la moschea-mania. Da Genova a Firenze, da
Verona a Reggio Emilia, da Napoli a Colle Val d'Elsa, tutti la vogliono.
Ebbene, da cittadino italiano, musulmano, laico, lancio un appello a tutte
le istituzioni dello Stato affinché sospendano la costruzione di nuove
moschee.
Nonché la concessione dell'autorizzazione a trasformare in luoghi di culto
islamici dei locali acquistati o affittati. La libertà di culto dei
musulmani, al pari dei fedeli di altre religioni, è un diritto sancito dalla
Costituzione e ci mancherebbe che fossi io a metterlo in discussione. Ma
abbiamo il dovere di contestualizzare e sostanziare l'esercizio di tale
diritto in una fase in cui talune moschee sono colluse con il terrorismo
internazionale di matrice islamica e in cui molte moschee fanno apologia di
terrorismo legittimando il jihad, inteso come guerra santa, e esaltando i
kamikaze come «martiri». E' un dato di fatto che all'interno di alcune
moschee si genera quel lavaggio di cervello che trasforma delle persone
umane in robot della morte.
Ascoltiamo la testimonianza di due mamme musulmane. La prima è una
convertita britannica, Samantha Lewthwaite, di 21 anni, vedova di Germaine
Lindsay, di 19 anni, anch'egli un convertito britannico originario della
Giamaica. Germaine è stato il quarto terrorista suicida dello scorso 7
luglio a Londra, provocò 26 morti facendosi esplodere su un autobus. E' il
primo caso accertato di un cristiano convertito all'islam che si trasforma
in kamikaze islamico.
«Mio marito era un uomo semplice e generoso. Era cambiato da quando aveva
iniziato a frequentare la moschea. Gli hanno avvelenato il cervello », ha
detto Samantha in un'intervista rilasciata a The Sun. «Spariva
continuamente, andava sempre a pregare nella moschea. E' sparito anche la
sera prima dell'attentato: l'ho sentito entrare nella stanza di Abdullah (il
figlio di 17 mesi, ndr), baciarlo e quindi uscire. Poi ho ricevuto un
messaggio sul cellulare: ti amerò per sempre. Vivremo per sempre insieme».
La seconda testimonianza è di una mamma egiziana residente a Reggio Emilia
da una trentina d'anni, ha due figli nati in Italia. Preferisco mantenere
l'anonimato per proteggerla dal clima d'odio diffuso tra i gruppi islamici
nel nostro Paese: «Inizialmente portavo i miei figli nella moschea di via
Adua perché volevo che conoscessero la loro religione. Ma poi ho deciso di
non farlo più perché i predicatori della moschea incitavano a non aver nulla
a che fare con gli italiani e con i cristiani. Io invece i miei figli li ho
mandati nelle scuole pubbliche e nel pomeriggio hanno frequentato l'oratorio
della chiesa.Ame quella gente che predica nelle moschee fa paura».
Come lei tanti musulmani hanno paura. E comprensibilmente molti più italiani
hanno paura. Ritengo che sul tema cruciale delle moschee, in considerazione
del contesto internazionale e nazionale, ci dovrebbe essere un ampio
consenso tra le forze politiche e soprattutto tra la cittadinanza sul cui
territorio vengono insediate. Non si possono imporre per decreto le moschee,
da parte di amministrazioni buoniste, ipergarantiste o ideologicamente
colluse con l'integralismo islamico, ignorando il primato della tutela della
vita e della sicurezza della collettività, fregandosene del fondato
sentimento di paura che accomuna italiani e musulmani perbene.
La verità è esattamente opposta a quella che urlano o paventano
l'islamofobia in Italia: i luoghi di culto islamici bastano e avanzano,
proliferano in modo esponenziale a fronte di una percentuale di
frequentatori assai bassa. Erano 400 nel 2000 e ora sono 611, sono quindi
cresciuti del 50% in cinque anni. Mentre i frequentatori delle moschee
continuano a attestarsi attorno al 5%, vale a dire 50 mila persone su circa
un milione di musulmani. Diciamolo chiaramente: le moschee non sono la
priorità dei musulmani ma lo è l'integrazione. Molti musulmani non parlano
adeguatamente l'italiano, non conoscono la cultura italiana, disconoscono i
valori fondanti della società italiana.
Così come dovremmo preoccuparci della formazione degli imam, dei funzionari
religiosi, istituendo un master o una laurea specialistica nelle università
italiane. Prima dobbiamo riscattare alla piena legalità le moschee già
esistenti, poi avere la certezza che le nuove moschee non vadano a finire
nelle mani dei predicatori d'odio. Soltanto così potremo sperare che le
moschee diventino delle case di vetro che, nella condivisione dei valori e
dell'identità italiana, ispirino fiducia a tutti, italiani e musulmani.
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