Discussione:
Chi detiene i diritti sulla Bibbia? E' utilizzabile?
(troppo vecchio per rispondere)
Giacomo M
2004-08-19 08:46:43 UTC
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Salve a tutti.

Ho questo dubbio: ci sono delle royalties da pagare per l'utilizzo del testo
della Bibbia?

A chi appartengono i diritti d'autore di questo testo?

Ho un progetto editoriale in testa ma voglio essere sicuro di essere in
regola su questo argomento.

Qualcuno ne sa qualcosa?
Grazie
Ciao
G.
hb2004
2004-08-21 11:55:23 UTC
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Al Vaticano no??
Post by Giacomo M
A chi appartengono i diritti d'autore di questo testo?
Andrea N.
2004-08-22 09:22:10 UTC
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Post by Giacomo M
Ho questo dubbio: ci sono delle royalties da pagare per l'utilizzo del testo
della Bibbia?
Se per testo della Bibbia si intende l'originale ebraico e greco, credo di
no

Se si intende una traduzione in lingua moderna, essa è protetta dai diritti
d'autore come ogni altro testo
s***@mediacomm.it
2004-08-22 13:11:04 UTC
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Andrea N. ha scritto nel suo messaggio ...
Post by Andrea N.
Se si intende una traduzione in lingua moderna, essa è protetta
dai diritti d'autore come ogni altro testo
D'accordo, ma credo che all'amico Giacomo occorresse sapere chi ne
possa essere il titolare. La domanda non mi pare peregrina: quelli della
versione CEI, ad esempio, sono intitolati alla persona del Card. Ruini? E
quelli di una TTO, poniamo delle Paoline, sono detenuti dai
traduttori/curatori oppure dalla casa editrice?

Andrea
***@mediacomm.it
Andrea N.
2004-08-22 17:56:40 UTC
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Post by s***@mediacomm.it
D'accordo, ma credo che all'amico Giacomo occorresse sapere chi ne
possa essere il titolare. La domanda non mi pare peregrina: quelli della
versione CEI, ad esempio, sono intitolati alla persona del Card. Ruini?
Boh?
Ci sarà una sezione deputata. non so

<E
Post by s***@mediacomm.it
quelli di una TTO, poniamo delle Paoline, sono detenuti dai
traduttori/curatori oppure dalla casa editrice?
Dalla casa editrice, di solito almeno. Essa acquista i diritti dell'autore,
che a lui ritornano solo se la editrice smette di stampare il libro.
s***@mediacomm.it
2004-08-22 20:44:03 UTC
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Andrea N. ha scritto nel suo messaggio ...
Post by Andrea N.
... quelli di una TTO, poniamo delle Paoline, sono detenuti
dai traduttori/curatori oppure dalla casa editrice?
Dalla casa editrice, di solito almeno. Essa acquista i diritti
dell'autore,
Post by Andrea N.
che a lui ritornano solo se la editrice smette di stampare il libro.
La complicazione sarebbe nel fatto che l'autore in questo caso
e' il Padreterno. O forse alludevi al/ai curatore/i/traduttore/i..?

Andrea
***@mediacomm.it
Giacomo M
2004-08-23 09:43:29 UTC
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Post by s***@mediacomm.it
La complicazione sarebbe nel fatto che l'autore in questo caso
e' il Padreterno. O forse alludevi al/ai curatore/i/traduttore/i..?
Nel frattempo mi sono informato anche tramite altre vie, e per chi fosse
interessato questa è la risposta:
come qualcuno ha detto, se la traduzione è recente i diritti vanno al
traduttore.
Stessa cosa per note e commenti.

Il copyright comunque scade dopo TOT anni (mi sembra 70) dalla morte. Quindi
le traduzioni più vecchie di 70 anni non sono più coperte dal diritto
d'autore. Il che non significa che possono essere scopiazzate ma che
comunque possono essere diffuse, performate eccetera senza dover pagare le
royalties a qualcuno.

Le versioni in ebraico non ne parliamo neppure, sono assolutamente di
dominio pubblico.

Grazie comunque a tutti
Pace e bene
Andrea N.
2004-08-24 09:53:35 UTC
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Post by Giacomo M
comunque possono essere diffuse, performate eccetera senza dover pagare le
royalties a qualcuno.
Performare senza royaltes?
:-(((((((
Giacomo M
2004-08-25 10:07:57 UTC
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Post by Andrea N.
Performare senza royaltes?
:-(((((((
"performare" mi è scappato ed è un inglesismo. Anzi un "americanismo". Si
intende "riprodurre", o "eseguire".

Royalties si intende "percentuale che va all'autore o a chi detiene i
diritti".
Andrea N.
2004-08-25 23:02:55 UTC
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Post by Giacomo M
"performare" mi è scappato ed è un inglesismo. Anzi un "americanismo". Si
intende "riprodurre", o "eseguire".
Royalties si intende "percentuale che va all'autore o a chi detiene i
diritti".
Certo, in realtà ti capivo benissimo.
Ma oppongo resistenza alla distruzione della lingua italiana operata in
massa dagli italiani medesimi

Ciao
s***@mediacomm.it
2004-08-26 22:47:32 UTC
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Giacomo M ha scritto nel suo messaggio ...
Post by Giacomo M
"performare" mi è scappato ed è un inglesismo. Anzi
un "americanismo". Si intende "riprodurre", o "eseguire".
Non e' esatto: la voce inglese deriva dal tardo latino "performare", il cui
significato e' "dare forma". Anche nel lessico chiesastico-liturgico esiste
quel che si dice la "preghiera performativa", che per l'appunto realizza di
per se stessa l'azione enunziata. Esempi: "Io ti battezzo", "Ora Ti
preghiamo umilmente", e cosi' via. Quindi, caro Giacomo, non e' accaduto
proprio nulla di male.

Andrea
***@mediacomm.it
Giacomo M
2004-08-31 13:18:57 UTC
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Post by s***@mediacomm.it
Post by Giacomo M
"performare" mi è scappato ed è un inglesismo. Anzi
un "americanismo". Si intende "riprodurre", o "eseguire".
Non e' esatto: la voce inglese deriva dal tardo latino "performare", il cui
significato e' "dare forma". Anche nel lessico chiesastico-liturgico esiste
quel che si dice la "preghiera performativa", che per l'appunto realizza di
per se stessa l'azione enunziata. Esempi: "Io ti battezzo", "Ora Ti
preghiamo umilmente", e cosi' via. Quindi, caro Giacomo, non e' accaduto
proprio nulla di male.
Infatti.
Ti dirò di più, l'amico Andrea N. sbaglia a dire "distruzione della lingua
italiana."

Niente di più sbagliato. Semmai, ed è inevitabile, si mescolano e si
allargano le lingue.

La distruzione della lingua italiana è il disuso dei congiuntivi,
l'appiattimento del vocabolario, etc. Ma siamo OT.
Ciao!
Andrea N.
2004-08-31 18:06:11 UTC
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Post by Andrea N.
Post by s***@mediacomm.it
Non e' esatto: la voce inglese deriva dal tardo latino "performare", il
cui
Post by s***@mediacomm.it
significato e' "dare forma". Anche nel lessico chiesastico-liturgico
esiste
Post by s***@mediacomm.it
quel che si dice la "preghiera performativa", che per l'appunto realizza
di
Post by s***@mediacomm.it
per se stessa l'azione enunziata. Esempi: "Io ti battezzo", "Ora Ti
preghiamo umilmente", e cosi' via. Quindi, caro Giacomo, non e' accaduto
proprio nulla di male.
Infatti.
beh, se dici "infatti".... allora vorrei far notare che la parola
"performativa" grazie a Dio nel vocabolario italiano non esiste, e posto che
abbia un uso tecnicistico in liturgia (come traduzione di performo) ha ben
poco senso che in italiano comune debba prendere il posto di altre parole.
Tra l'altro, come ben Giacomo stesso diceva prima di sposare la
interpretazione salomonica (con un "infatti", quasi che lo avesse detto
prima lui...), questa è semplicemente una di quelle tante parole che vengono
scopiazzate dall'inglese, e usate con quel senso. Nessuno si è messo a
pensare al latino di Tertulliano, ma ha preso to perform e lo ha usa
sinonimo di operare, svolgere, compiere, adempiere, realizzare, eseguire. E
dire che una traduzione viene performata, vorrei proprio sapere cosa
vorrebbe dire e cosa avrebbe a che fare con performo.
Post by Andrea N.
Ti dirò di più, l'amico Andrea N. sbaglia a dire "distruzione della lingua
italiana."
Niente di più sbagliato. Semmai, ed è inevitabile, si mescolano e si
allargano le lingue.
La distruzione della lingua italiana è il disuso dei congiuntivi,
l'appiattimento del vocabolario, etc. Ma siamo OT.
Questo è esattamente il tipico ragionamento che ha fatto sì che la lingua
italiana sia in una crisi talmente grande, che molti esperti, specialmente
all'estero, già stanno contando gli anni dalla sua sparizione, che
coinciderà con un progressivo, inarrestabile e assurdamente veloce
imbarbarimento.
Siamo forse l'unico popolo che è felice di leggere un post come il tuo, in
cui la seguente frase:
Il copyright comunque scade dopo TOT anni (mi sembra 70) dalla morte. Quindi
le traduzioni più vecchie di 70 anni non sono più coperte dal diritto
d'autore. Il che non significa che possono essere scopiazzate ma che
comunque possono essere diffuse, performate eccetera senza dover pagare le
royalties a qualcuno.
contiene TRE parole non italiane, cioè due inglesi e una calcata
dall'inglese.

Siccome non è certo una idea mia che la lingua italiana sta diventando una
schifezza grazie alla televisione e a quella razza immonda di giornalisti e
politici che invece di dire decentramento dicono devolution, che invece di
dire benessere dicono welfare, non so nemmeno a discutere.
All'estero fanno le leggi per impedire la distruzione della lingua, noi
invece lo facciamo in televisione.
Per quanto riguarda l'appiattimento del vocabolario, prova a domandare la
traduzione italiana della maggior parte delle parole inglesi che senti dire
dalle persone, e vedrai che non la conoscono. Non perché non sanno inglese
(cosa vera), ma perché non sanno neanche l'italiano.
I congiuntivi non li corregge più nessuno, e certamente non si imparano
meglio pasticciando con l'inglese, che ha una sintassi dei verbi ben più
elementare della nostra
s***@mediacomm.it
2004-08-31 22:32:38 UTC
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Andrea N. ha scritto nel suo messaggio ...
... la parola "performativa" grazie a Dio nel vocabolario italiano non
esiste, e posto che abbia un uso tecnicistico in liturgia (come
traduzione di performo) ha ben poco senso che in italiano comune
debba prendere il posto di altre parole.
Ahi ahi ahi, stavolta ti colgo in castagna. Facciamo due conti.

- Io imparai il concetto di "preghiera performativa" studiando con padre
Giuseppe Grampa alla Cattolica di Milano. Tu in quale Universita' insegni?

- L'aggettivo "performativo", senza scomodare la Treccani, appare anche solo
nel dizionario che il Corriere della Sera distribuiva in allegato fino a
qualche tempo fa (che, per onor di cronaca, sarebbe il Rizzoli Larousse).

- Tale aggettivo e' ivi chiaramente ricondotto chiaramente si' all'inglese
"to perform", ma con evidente richiamo alla voce latina.

O mio omonimo amico, fai ammenda! ;-)
... questa è semplicemente una di quelle tante parole
che vengono scopiazzate dall'inglese, e usate con quel senso.
Credo sia vero l'opposto: ci si reimpadronisce di una parola che
appartiene molto piu' a noi che agli anglosassoni. Un successo.
Questo è esattamente il tipico ragionamento che ha fatto sì
che la lingua italiana sia in una crisi talmente grande, che...
Una lingua che sparisce semplicemente lo merita. O meglio lo meritano coloro
che dovrebbero tutelarla. Ma non e' almanaccando su un "performativo" (a
conti fatti piu' latino che anglosassone) che la si tutelera'.
... contiene TRE parole non italiane...
Chiedo scusa, caro omonimo: tu senti forse la nostalgia dell'arzente,
del farsetto, di Luigi Fortebraccio e tutto il resto?
Siccome non è certo una idea mia che la lingua italiana
sta diventando una schifezza grazie alla televisione e...
.... e alt, che' stasera non mi va di strabordare in politica, e scusami
tanto se "strabordare" non figura nei tuoi lessici; non dimentichiamoci
pero' i meriti passati. La televisione, da Mike al maestro Manzi, ha
unificato l'Italia ben piu' di quanto non l'avessero fatto Cavour e
Garibaldi. Linguisticamente parlando, intendo. In seguito tante cose
sono accadute, certi "tormentoni" sono diventati linguaggio corrente
e quando hanno iniziato a prendersi giuoco di grammatica e sintassi
l'assedio era completato.
All'estero fanno le leggi per impedire la distruzione della
lingua, noi invece lo facciamo in televisione.
Immagino che tu pensi, ad esempio, alla Francia dove quello che
noi chiamiamo "computer" lo chiamano "ordinateur". Ma guarda che
anche in italiano esiste un termine nazionale: "elaboratore di dati".

Andrea
***@mediacomm.it
Andrea N.
2004-09-01 23:17:23 UTC
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Post by s***@mediacomm.it
Andrea N. ha scritto nel suo messaggio ...
- Io imparai il concetto di "preghiera performativa"
Puioi avere imparato tutti i concetti che vuoi. Anche io ho imparato tanti
concetti e tante parole tecniche di uso esclusivo in una determinata
disciplina, e non per questo li userò nella lingua comune. Non dirò mai che
ho epicletizzato mio fratello a casa mia, o che ho anamnesizzato che domani
è il compleanno di mia nonna.
E' lecito l'uso di una parola calcata su un'altra lingua in certi casi, ma
questo non significa che questa parola sia di uso normale.
E tanto meno questa argomentazione ha senso perché sai benissimo che la
gente che dice "performativo" sta scopiazzando l'inglese e non sta pensando
al latino.
E vorrei poi sapere che cosa significa performare una traduzione.
Post by s***@mediacomm.it
- L'aggettivo "performativo", senza scomodare la Treccani, appare anche solo
nel dizionario che il Corriere della Sera distribuiva in allegato fino a
qualche tempo fa (che, per onor di cronaca, sarebbe il Rizzoli Larousse).
Bene, invece nei miei dizionari non esiste. Vuol dire che l'hanno appena
messa.
D'altra parte i dizionari *descrittivi* accettano le parole più oscene, dal
momento in cui qualcuno le usa. Troverai immagino anche altre bestialità di
vario genere.
Post by s***@mediacomm.it
Credo sia vero l'opposto: ci si reimpadronisce di una parola che
appartiene molto piu' a noi che agli anglosassoni. Un successo.
Si certo.
Abbandoniamo le nostre parole per prenderne altre, e poi facciamo finta di
averle riprese dal latino. Che umanisti siamo.
Post by s***@mediacomm.it
Una lingua che sparisce semplicemente lo merita. O meglio lo meritano coloro
che dovrebbero tutelarla. Ma non e' almanaccando su un "performativo" (a
conti fatti piu' latino che anglosassone) che la si tutelera'.
AH ADESSO MI DICI ANCHE CHE LO MERITA?
COLORO CHE DOVREBBERO TUTELARLA CHI SONO?
Siccome abbiamo una classe politica di inetti, e siamo un popolo
culturalmente coloniale, perché non siamo in grado di amare quello che
abbiamo, ma crediamo di essere più intelligenti copiando dagli altri, IO
signor ANDREA, non sarò complice di ciò.
E nel mio piccolo cercherò di fare quello che posso, mentre la massa se ne
frega, e tollera decine e decine di parole inglesi ogni pagina di giornale.
E fino a che sarà mio compito insegnare a qualcuno, a chi mi dirà privacy
insegnerò la parola "riservatezza".

E mi vergognerò di questa Italia che non è stata in grado ancora di fare
nulla contro questa violenza alla propria cultura. La stessa violenza che ha
ammazzato tutte le lingue regionali italiane, e che sta ammazzando
l'italiano stesso.
Post by s***@mediacomm.it
Chiedo scusa, caro omonimo: tu senti forse la nostalgia dell'arzente,
Io non sento nostalgia di niente. Io vorrei che si parlasse italiano o
inglese. Se si parla italiano si parla italiano, se si parla inglese si
parla inglese. Siccome gli italiani non sanno parlare inglese, perché sono
un popolo linguisticamente ignorante, smettano di fingere di fare gli
esterofili imbastardendo la loro lingua che non ha bisogno di parole
anglosassoni per essere sufficientemente bella ed efficace.
Post by s***@mediacomm.it
non dimentichiamoci
pero' i meriti passati. La televisione, da Mike al maestro Manzi,
I meriti passati sono passati. Come è passata la televisione educativa,
sostituita dalla televisione rimbecillente. E anche la radio RAI, che aveva
resistito abbastanza bene, la stanno smantellando. Certo che se la classe
dei giornalisti, che della parola dovrebbe fare la propria arte, non è in
grado di scrivere un articolo senza usare almeno 10 parole straniere, tale
classe andrebbe presa a calci nel didietro.
Ma sarebbe opportuno sapere che negli altri paesi esistono protocolli
linguistici, e un giornalista non è libero di scrivere come vuole, ma è
obbligato a seguire le scelte editoriali dell'editore (con i dovuti
fisiologici margini di libertà), scelte che normalmente sono quelle
suggerite dallo Stato, il quale protegge la propria lingua.
Ed esistono organismi legislativi che stabiliscono persino quali sono le
parole che devono tradurre le espressioni straniere sulle quali vi è dubbio.
E noi siamo gli unici poveracci, ad esempio, costretti ad avere un windows
che per metà è in inglese, mentre altrove, PER LEGGE, tutto viene tradotto,
e non da un informatico qualunque, ma da accademici della lingua.
Post by s***@mediacomm.it
Immagino che tu pensi, ad esempio, alla Francia dove quello che
noi chiamiamo "computer" lo chiamano "ordinateur". Ma guarda che
anche in italiano esiste un termine nazionale: "elaboratore di dati".
Peccato che nessuno dica elaboratore, perché siamo dei cretini.
Facciamo un esempio:
Italia: computer, mouse, desktop, file, password, boot, browser, chat,
click, debug, design, driver.
Spagna: computadora, ratòn, escritorio, archivo, contraseña, arranque,
hojeador, tertulia, pinchar, depurar, diseño, controlador.

Ah si, ma loro sono dei nostalgici..... meglio accendere la televisione e
sentire una donna sdraiata in spiaggia, intervistata, dire: "Ah fa molto
caldo, ma adesso vado a farmi una shower". A questo siamo arrivati, nella
gente comune.
Poi faccio una lezione di latino e chiedo la mia allieva cosa vuol dire
stress, e non lo sa, e non sa se esiste una parola italiana corrispondente.
Eh no, perché poi a noi che usiamo malamente le parole inglesi sembra che
non ci siano quelle italiane adeguate........
Post by s***@mediacomm.it
In tutta onestà, avrei evitato il "performate", ma su "copyright" e
"royalties" non avrei dubbi, in quanto si tratta di termini non certo
inventati dai giornalisti televisivi. "Copyright" può essere reso con
"diritto d'autore" ma non è esattamente la stessa cosa (non è colpa dei
giornalisti se il concetto legale esiste in inglese dal '700, e in
italiano da un secolo abbondante dopo). Anche "royalties" è chiarissimo
per chi lavora nel settore, più chiaro di qualsiasi traduzione italiana.
Certo, hai ragione, diciamo pure che la nostra lingua di Dante non è in
grado di esprimere concetti.

E' meglio che io taccia, davvero, perché queste cose mi fanno venire una
rabbia di un grado talmente alto, che ci sto male, e non voglio stare male.
Non voglio andare a dormire constatando la volontà del popolo italiano di
distruggere nel giro di qualche decennio la loro lingua. Lingua che non
verrà certo qualche inglese a salvare.
Quindi smetto di discutere di questo argomento perché non voglio arrabbiarmi
troppo, anzi, faccio notare che è OT, tanto per metterci qualcos'altro di
inglese.
Giacomo M
2004-09-02 07:15:03 UTC
Permalink
Post by Andrea N.
E vorrei poi sapere che cosa significa performare una traduzione.
Passi il resto del discorso, però non cercare di fare l'ottuso a tutti i
costi.
Non si performa una traduzione, ma si performa un'opera in quanto tale.
Puoi sostituire "performare" con verbi più Zanichelliani come "eseguire",
"recitare", "rappresentare".
s***@mediacomm.it
2004-09-03 16:52:29 UTC
Permalink
Andrea N. ha scritto nel suo messaggio ...
Anche io ho imparato tanti concetti e tante parole tecniche di uso
esclusivo in una determinata disciplina, e non per questo li userò
nella lingua comune.
Allora a te la palla: datasi una preghiera che produce il suo effetto dal
suo semplice essere enunziata ("ora Ti preghiamo umilmente" piuttosto
che "io ti battezzo"), trovami un aggettivo che la definisca almeno
quanto la definisce "performativa".
... sai benissimo che la gente che dice "performativo" sta
scopiazzando l'inglese e non sta pensando al latino.
Se e' per questo, anche io sto scopiazzando il toscano senza troppa
attenzione al latino mentre scrivo queste righe. E quando dico che mi
chiamo Andrea, penso che si tratti di un nome italiano mentre e' in
realta' greco. Ed il mio viceparroco si chiama Claudio, ma non lo chiamerei
mai "don Zoppicante". Le lingue, quelle vere e non i Golem tipo l'esperanto
(il comunismo della linguistica: morto prima di nascere), vivono, respirano,
e si', possono anche ammalarsi e morire.
E vorrei poi sapere che cosa significa performare una traduzione.
Non saprei: io uso il verbo "tradurre", o al massimo-massimo parlo
di "effettuare una traduzione".
D'altra parte i dizionari *descrittivi* accettano le parole
più oscene, dal momento in cui qualcuno le usa.
Vedi sopra: la lingua, quella viva, rispecchia le persone che la usano
e che la fanno sviluppare piuttosto che restringere. Certi esperimenti
studiati "a tavolino", dai "Promessi sposi" all'esperanto, sono stupidi
prima ancora che ridicoli.
Post by s***@mediacomm.it
Credo sia vero l'opposto: ci si reimpadronisce di una parola che
appartiene molto piu' a noi che agli anglosassoni. Un successo.
Si certo. Abbandoniamo le nostre parole per prenderne altre, e poi
facciamo finta di averle riprese dal latino. Che umanisti siamo.
E' parte della vita, come un nonno che ebbe un figlio in Argentina o in
Australia ed i figli di quest'ultimo sono di nuovo italiani. La linguistica
e' veramente piena di casi simili, anche molto divertenti: prendi il nome
anglosassone "Deanne". In inglese il nome "Diana" si pronunzia "dajana", ma
ad un certo punto venne di moda il nome latino "Diana": si inventarono
quindi questo "Deanne" che suona abbastanza come Diana. Il lato divertente
e' che poi venne inesorabile la nemesi: divento' di moda da noi Deanne
Durbin, e ci fu un'epoca di bambine battezzate "Deanna". Per parafrasare
Luca Goldoni che annotava la cosa anni fa, un nome italiano inglesizzato
tornava a casa tradotto in rococo'.
Post by s***@mediacomm.it
Una lingua che sparisce semplicemente lo merita. O meglio
lo meritano coloro che dovrebbero tutelarla.
AH ADESSO MI DICI ANCHE CHE LO MERITA?
Perche', secondo te un Golem come l'esperanto e' mai stato degno
di vita? Infatti non l'ha mai avuta.
Io vorrei che si parlasse italiano o inglese. Se si parla italiano
si parla italiano, se si parla inglese si parla inglese.
Non illuderti, mio buon amico. L'inglese veramente puro non si parla piu' da
nessuna parte del mondo (tranne forse ad Oxford e Cambridge): persino negli
USA si registra l'inquietante crescita di una nuova lingua che non e'
inglese, non e' spagnolo, ma e' un misto tra i due. Nessuno e' al sicuro. A
meno che tu non stia per traslocare nella sede della Crusca...
Siccome gli italiani non sanno parlare inglese, perché sono
un popolo linguisticamente ignorante...
I beg your pardon, but I strongly believe that your pessimistic attitude
towards your Italian fellow-countrymen and their capability about English
language is quite disturbing if not offensive.
... smettano di fingere di fare gli esterofili imbastardendo
la loro lingua che non ha bisogno di parole anglosassoni
per essere sufficientemente bella ed efficace.
Credi che la cosa sia nata jeri, mio buon amico? Gia' negli anni Trenta
un certo modello di pantaloni veniva chiamato "Knickerbockers" piuttosto
che "calzoni alla zuava".
... negli altri paesi esistono protocolli linguistici...
Se volessimo buttarla sulla politica, ci sarebbe da domandarsi se
un "ministero del welfare" abbia qualcosa di meglio del vecchio "ministero
del lavoro e della previdenza sociale", ma la politica qui e' fuori tema
(prego notare: fuori tema, non OT), quindi sopravvoliamo. :-)
... e un giornalista non è libero di scrivere come vuole, ma è
obbligato a seguire le scelte editoriali dell'editore...
Direi che qualcosa del genere accade anche da noi, solo che
le "direttive" riguardano piu' la linea politica che non la linguistica.
Ed esistono organismi legislativi che stabiliscono persino quali
sono le parole che devono tradurre le espressioni straniere...
Per l'appunto: arzente, farsetto e Luigi Fortebraccio. In Italia quel
periodo s'e' superato piu' di mezzo secolo or sono, ed infatti oggi beviamo
il cognac con addosso un comodo gilet e la musica di Louis Armstrong in
sottofondo. Una legge che speri d'imporre dall'alto un certo od un
cert'altro modo in cui la lingua deve vivere, lingua che (se e' una lingua
vera e non un esperanto) a modo suo e' una cosa viva, e' come il sergentino
di Guareschi che inutilmente strilla a un soldato e poi all'altro del
plotone: "Tu, piu' basso, tu piu' alto, tu piu' magro": effimero, ridicolo,
disperatamente patetico.
Peccato che nessuno dica elaboratore, perché siamo dei cretini.
Negli anni Ottanta, quando imparai il mio primo Basic, si diceva
correntemente "elaboratore".
Non voglio andare a dormire constatando la volontà del popolo
italiano di distruggere nel giro di qualche decennio la loro lingua.
Termino anch'io, nella speranza di essermi spiegato in modo appena
comprensibile, con un pensiero: se una lingua ha bisogno di una tutela
istituzionale la cui efficacia e' comunque quanto meno dubbia, essa lingua
ha buone possibilita' di essere gia' votata alla fine, come le quote
elettorali o i panda cinesi.

Andrea
***@mediacomm.it
Andrea N.
2004-09-05 00:28:33 UTC
Permalink
Post by s***@mediacomm.it
Allora a te la palla: datasi una preghiera che produce il suo effetto dal
suo semplice essere enunziata ("ora Ti preghiamo umilmente" piuttosto
che "io ti battezzo"), trovami un aggettivo che la definisca almeno
quanto la definisce "performativa".
Anche io ho imparato tanti concetti e tante parole tecniche di uso
esclusivo in una determinata disciplina, e non per questo li userò
nella lingua comune.
Non dirò mai che
ho epicletizzato mio fratello a casa mia, o che ho anamnesizzato che domani
è il compleanno di mia nonna.
E aggiungo: se tu mi domandassi come vorrei definire una preghiera
"performativa", ti direi che non sento la necessità di cambiare questo
termine IN QUEL CONTESTO. Anche se non mi è chiaro che cosa sia la preghiera
performativa, in quanto questa classificazione non è dei liturgisti (infatti
Grampa è un antropologo e insegna filosofia delle religioni). Anzi, per come
me la definisci tu ("preghiera che produce il suo effetto dal suo semplice
essere enunziata") questo modo di intendere le suddette pericopi liturgiche
mi pone qualche problema.... perché non molto in linea con gli ultimi
decenni di studi storico liturgici.
L'unica occorrenza di "performativo" che trovo su un manuale di liturgia,
sta in un punto in cui si dice che TUTTO il codice verbale della liturgia è
performativo (o "realizzativo"). Il che mi impedisce di capire cosa sono le
preghiere performative, se tutto il codice verbale è performativo. Ma questo
è assai FT e c'entra nulla.
Ritornando al quid, non mi disturba leggere questo termine perfettamente
neolatino in un linguaggio tecnico-specifico; mi disturba vederlo usato
(come verbo, e non come aggettivo) nel linguaggio comune calcato
dall'inglese (che solo *per caso* a sua volta ricalca il latino
probabilmente per via francese) in
sostituzione di termini italiani assolutamente adeguati, e quindi senza
necessità.
Post by s***@mediacomm.it
Se e' per questo, anche io sto scopiazzando il toscano senza troppa
attenzione al latino mentre scrivo queste righe. E quando dico che mi
chiamo Andrea, penso che si tratti di un nome italiano mentre e' in
realta' greco. Ed il mio viceparroco si chiama Claudio, ma non lo chiamerei
mai "don Zoppicante".
Ecco che si passa all'eccesso.

Andrea e Claudio sono nomi propri. Uno è stato importato dalla Grecia,
perché evidentemente c'erano dei greci che venivano in Italia, e il nome è
diventato comune. Claudio, come tanti nomi, nasce dalla trasformazione di un
aggettivo in sostantivo (e ancora nel mio paese ci sono soprannomi familiari
che seguono la stessa metodica).

Ben diverso l'atteggiamento di quegli italiani che entrambi piemontesi o
calabresi che chiamano il figlio William o Sonny, dopo aver visto le
telenovele statunitensi.
(telenovela= parola ispanica italianizzata, telenovelas)
Post by s***@mediacomm.it
Le lingue, quelle vere e non i Golem tipo
l'esperanto
(il comunismo della linguistica: morto prima di nascere), vivono, respirano,
e si', possono anche ammalarsi e morire.
beh, io sto dalla parte di quello che vuole salvare il paziente, e quindi
ogni ragionamento che tende a svalutare lo sforzo di quelli che come me lo
vogliono tenere in vita lo intendo come la somministrazione di veleno.
Post by s***@mediacomm.it
E vorrei poi sapere che cosa significa performare una traduzione.
Non saprei: io uso il verbo "tradurre", o al massimo-massimo parlo
di "effettuare una traduzione".
E io che cosa stavo dicendo?

Sei tu che hai tirato in ballo un tecnico "performativo" con la sua radice
latina, per salvare un "performare" di linguaggio generico copiato
dall'inglese.
Post by s***@mediacomm.it
Vedi sopra: la lingua, quella viva, rispecchia le persone che la usano
e che la fanno sviluppare piuttosto che restringere. Certi esperimenti
studiati "a tavolino", dai "Promessi sposi" all'esperanto, sono stupidi
prima ancora che ridicoli.
Che i Promessi sposi sia un esperimento stupido, non lo credo.

Però sfugge una parte importante. La lingua viva rispecchia le persone che
la usano.

Bene.

Queste persone, italiane e cresciute in un ambiente neolatino, come è
avvenuto sempre, hanno sviluppato lungo i secoli la loro lingua in un solco
coerente, senza snaturarne la tradizione. Certo, talora alcune lingue
straniere che hanno avuto un'influenza sulla nostra hanno contribuito a
qualche ritocco o arricchimento: ma questo avveniva perché realmente persone
di lingua straniera venivano a stabilirsi nella nostra terra, e spesso erano
soldati o popoli occupanti. Ed è per questo che abbiamo parole tratte dal
francese, dall'arabo e dallo spagnolo. Con l'arrivo dei barbari, il latino
si è barbarizzato.

Questo è un fenomeno naturale, che nasceva ordinariamente nelle classi medio
basse dei parlanti (coloro che avevano i contatti più stretti e l'istruzione
letteraria inferiore), ed era un fenomeno di massa.

Nulla di questo avviene oggi.

Oggi questo inquinamento non è assolutamente naturale, ma "imposto" da un
piccolo gruppo che gestisce la parola sui giornali e in televisione. Nessuno
della "massa" aveva necessità di sostituire riservatezza con privacy; ma
dopo che costantemente giornalisti e politici - che evidentemente si sentono
inferiori agli inglesi, e si sentono essi stessi più intelligenti
pronunciando parole straniere - hanno cominciato a ripeterlo, questa parola
non ha potuto che essere violentemente inserita nell'italiano. E
naturalmente nessuno vuole sentirsi così arretrato da dire
"riservatezza".... se si dice in televisione, vuol dire che va bene.

Questo è molto più offensivo dell'esperanto. L'esperanto è una lingua
sovranazionale creata a tavolino che AMMETTE le sue origini e non va a
inquinare le lingue esistenti. Se non la vuoi parlare non la parli.
L'italiano televisivo è un subdolo quanto provincialistico imbastardimento
INUTILE e INNATURALE di una lingua che viveva benissimo così com'era. Prima
di poter dire privacy a buon diritto, dovrebbe trasferirsi in Italia qualche
milione di persone che dice privacy, e poi ne riparleremo. Ma io non
accetto che la stupidità della classe politica e dei giornalisti, forte del
suo potere mediatico, distrugga la mia lingua con l'introduzione di parole
inutili, superflue ed estranee alla mia tradizione.
Post by s***@mediacomm.it
Non illuderti, mio buon amico. L'inglese veramente puro non si parla piu' da
nessuna parte del mondo (tranne forse ad Oxford e Cambridge): persino negli
USA si registra l'inquietante crescita di una nuova lingua che non e'
inglese, non e' spagnolo, ma e' un misto tra i due.
bravo, mi stai dando ragione.
L'inglese puro in Inghilterra non esiste più per due motivi: il primo è che
gli inglesi non studiano la grammatica, il secondo è che l'Inghilterra è
assolutamente invasa dagli abitanti delle loro ex colonie, e trovare un
inglese a Londra è un'impresa. Costoro, ormai in Inghilterra da più di una
generazione, hanno naturalmente mescolato le loro lingue con quella del
paese che li ospitava.
Questa non è la situazione dell'Italia. E la televisione inglese non
inserisce parole italiane e francesi ogni dieci parole inglesi.
Quello è veramente un fenomeno naturale e di massa, il nostro è una scemenza
oligarchica.
Stessa cosa per gli USA: gli "ispanoablanti" sono milioni. In Italia gli
anglofoni sono una minoranza irrisoria. Tra l'altro, la Spagna è proprio
uno di quei paesi che protegge la propria lingua, e per quanto lo spagnolo
sia diffuso nel mondo (la seconda lingua parlata dopo il cinese) esso ha una
purezza che l'italiano aveva vent'anni fa. Perché LORO ci stanno attenti.
Post by s***@mediacomm.it
I beg your pardon, but I strongly believe that your pessimistic attitude
towards your Italian fellow-countrymen and their capability about English
language is quite disturbing if not offensive.
My dearest friend, you must certainly be aware of the fact that your
knowledge of the English language is not shared by the rest of
the Italians. It is not an impression of mine that our people are poorly
educated, regarding foreign languages. It turns out from every statistic
survey. To confirm this, it would be enough to question an English teacher.
The so-called "Scholastic English" taught in Italy does not enable anyone to
maintain the simplest conversation. Therefore, do not accuse me of
unfairness towards my people, because I am telling nothing but the truth. A
truth with which you are well acquainted, I reckon.
Post by s***@mediacomm.it
Credi che la cosa sia nata jeri, mio buon amico? Gia' negli anni Trenta
un certo modello di pantaloni veniva chiamato "Knickerbockers" piuttosto
che "calzoni alla zuava".
Ecco un altro esempio su cui si sarebbe discutere, perché qui si tratta
nuovamente di un'espressione tecnica che identifica un certo tipo di
abbigliamento. Io non mi ribello a frac e tight, mi ribello a week end e
killer. Non farmi passare per ottuso.
Post by s***@mediacomm.it
Se volessimo buttarla sulla politica, ci sarebbe da domandarsi se
un "ministero del welfare" abbia qualcosa di meglio del vecchio "ministero
del lavoro e della previdenza sociale", ma la politica qui e' fuori tema
(prego notare: fuori tema, non OT), quindi sopravvoliamo. :-)
Infatti per me l'esistenza di un ministero del welfare è motivo sufficiente
per non votare un governo. Inoltre Berlusconi nelle tre "i" si è
dimenticato dell'italiano.
Post by s***@mediacomm.it
Per l'appunto: arzente, farsetto e Luigi Fortebraccio. In Italia quel
periodo s'e' superato piu' di mezzo secolo or sono,
Ecco l'argomento del purismo assoluto fascista ed ideologico? Non è
difficile pensare che vi è differenza tra la sensata e auspicabile difesa
della propria lingua, e gli eccessi ridicoli.
Post by s***@mediacomm.it
Una legge che speri d'imporre dall'alto un certo od un
cert'altro modo in cui la lingua deve vivere, lingua che (se e' una lingua
vera e non un esperanto) a modo suo e' una cosa viva,
Questa è la differenza di interpretazione tra noi due. Per te l'imposizione
dall'alto
dell'inglese mescolato all'italiano da parte di un piccolo gruppetto di
imbecilli con complesso di inferiorità linguistico ai danni di un popolo che
non avrebbe alcun bisogno di ciò, è vitalità di una lingua, mentre eventuali
interventi legislativi patrocinati da accademie di esperti di linguistica,
nell'interesse della collettività, sarebbe patetica imposizione all'alto.
Per me è l'esatto contrario. E' quel deficiente che dice in televisione
briefing colui che impone dall'alto, sfruttando il mezzo del quale dovrebbe
essere
al servizio, e non il linguista che ti ricorda che esiste una parola
italiana perfettamente corrispondente e ti educa ad usarla.
Post by s***@mediacomm.it
Negli anni Ottanta, quando imparai il mio primo Basic, si diceva
correntemente "elaboratore".
La gente amava ancora la propria lingua, e la RAI non lasciava dire
qualunque scemenza passasse in mente ad un presentatore. Adesso parlano
italiano sgrammaticato, italiano imbastardito o romanesco. Non c'è
assolutamente più alcuna differenza con le televisioni private.
Post by s***@mediacomm.it
Termino anch'io, nella speranza di essermi spiegato in modo appena
comprensibile, con un pensiero: se una lingua ha bisogno di una tutela
istituzionale la cui efficacia e' comunque quanto meno dubbia, essa lingua
ha buone possibilita' di essere gia' votata alla fine, come le quote
elettorali o i panda cinesi.
Infatti è votata alla fine, ma non per un fenomeno naturale e di massa. E'
votata alla fine per una inconscia volontà proveniente dall'alto
(televisione, politici, pubblicità, distruzione della scuola). D'altra parte
anche i
cristiani forse sono votati alla fine, e non per questo io cesserò di fare
di tutto perché le istituzioni ne salvaguardino i diritti, e voterò contro
l'aborto.

E' divertente rilevare come in tutto l'Occidente si stia risvegliando
l'attenzione per le particolarità locali e le culture regionali; in Italia
invece si risveglia l'attenzione per l'appiattimento e l'adozione
irrazionale di spezzoni della lingua di chi ha soldi e tecnologie.
--
Andrea N.
www.christianismus.it
s***@mediacomm.it
2004-09-05 18:02:10 UTC
Permalink
Andrea N. ha scritto tante cose, tra cui ...
... quegli italiani che entrambi piemontesi o calabresi che chiamano
il figlio William o Sonny, dopo aver visto le telenovele
statunitensi. (telenovela= parola ispanica italianizzata, telenovelas)
Piccola precisazione: "Sonny" non e' esattamente un nome, infatti la sua
miglior traduzione sarebbe "figliuolo" in senso vezzeggiativo. Preferirei
porre ad esempio un nome oggi di moda, Kevin, che, udite udite, non e' altro
che la versione anglosassone del nostro italico e sardo Gavino (ma chi mai
parlerebbe in toni entusiastici dell'ultimo film del celebre attore Gavino
Costner?). D'altra parte di tutto questo, intendo della moda di mettere
certi nomi ai figli sull'onda della televisione o della politica (la
generazione dei Benito o quella dei Geiar), s'e' gia' discusso parecchie
volte in questo stesso newsgroup.
beh, io sto dalla parte di quello che vuole salvare il paziente...
Purche' non si arrivi all'accanimento terapeutico. Tie' ! ;-þ
Sei tu che hai tirato in ballo un tecnico "performativo" con la sua
radice latina, per salvare un "performare" di linguaggio generico
copiato dall'inglese.
Protesta coi compilatori del Rizzoli-Larousse, o meglio ancora cogli antichi
latini: non credo tu possa fare a me una colpa se esisteva nell'antica Roma
il verbo "performare".
Che i Promessi sposi sia un esperimento stupido, non lo credo.
Contadinotti od operai comaschi del secolo decimo settimo che discorrono in
toscano: se cio' non ti pare stupido, non manchera' di parerti pazzesco.
Come vedi, sono stato anche benevolo: principalmente per i meriti che il
senatore don Alessandro innegabilmente puo' contare sul piano morale.
Oggi questo inquinamento non è assolutamente naturale,
ma "imposto" da un piccolo gruppo che gestisce la parola sui giornali
e in televisione. Nessuno della "massa" aveva necessità di sostituire
riservatezza con privacy...
Caro omonimo ed ottimo amico, saprai forse quanto io sia nemico di tutte
quelle figure comuni, una delle quali e' la metafora del "gregge" (non
foss'altro perche' il gregge dovrebbe piuttosto essere un'immagine
di pace e mansuetudine e non un'idea del "pecorismo nazareno" di
futuristica memoria); ma va preso nota del fatto che il popolo segue chi si
fa seguire, anche linguisticamente.
bravo, mi stai dando ragione.
Non ho mai avuto difficolta' ad ammettere le ragioni altrui, se solo esse
mi vengono spiegate con il minimo richiesto di chiarezza.
The so-called "Scholastic English" taught in Italy does not enable
anyone to maintain the simplest conversation.
So now I'm getting one more confirmation about Father Lorenzo Milani
being so rightful: instead of teaching void style frames, he used to send
his pupils abroad in order to perfect their English right on the field.
Thank you so very much!
Io non mi ribello a frac e tight, mi ribello a week end e killer.
Gia' che ci sei, potresti ribellarti anche a frac: infatti una voce
italiana ("l'erede Fiat sposo in marsina") esiste.
... l'esistenza di un ministero del welfare è motivo sufficiente
per non votare un governo.
Piccolo intermezzo OT: in Italia non si vota per un Governo, ma
semmai per un Parlamento, o meglio per chi in esso Parlamento
dovrebbe (?!?) rappresentarci.
Per te l'imposizione dall'alto dell'inglese mescolato all'italiano
da parte di un piccolo gruppetto di imbecilli con complesso di
inferiorità linguistico ai danni di un popolo che non avrebbe alcun
bisogno di ciò, è vitalità di una lingua...
La vitalita' di una lingua, come quella di un organismo o di una cellula,
ha a che fare anche con le sue mutazioni genetiche, magari causate da virus
o agenti esterni che potrebbero anche essere cancerogeni. Mi pare alquanto
futile rifiutarsi di ammetterlo.
... non il linguista che ti ricorda che esiste una parola
italiana perfettamente corrispondente e ti educa ad usarla.
Giusto, ma credo che stiamo sbagliando obiettivo: la lingua marcia nei
cervelli di chi la parla, e se uno dice welfare, staff o briefing, sta a
tutti noi decidere se stare a seguirlo oppure no. Se chi dice welfare, staff
o briefing e' abbastanza callido e sa creare una "moda" (intesa in senso
statistico piu' che sociale o sociologico), chi siamo noi per metterlo
all'indice? Il successo del suo lessico, a prescindere dalla virtu' di tale
successo, se l'e' semplicemente meritato! Dopo l'arzente ed il farsetto,
siamo tornati al cognac ed al gilet. Come il comunismo e l'esperanto, certe
cose non si possono imporre, prima o poi tutto va a catafascio.

Andrea N.
Andrea N.
2004-09-05 20:50:38 UTC
Permalink
<***@mediacomm.it> ha scritto nel messaggio news:YAI_c.15062$***@news.edisontel.com...

Rispondo solo a qualcosa (che aggiunga elementi alla discussione peraltro
già chiara)
Post by s***@mediacomm.it
Contadinotti od operai comaschi del secolo decimo settimo che discorrono in
toscano: se cio' non ti pare stupido, non manchera' di parerti pazzesco.
Non meno pazzesco di un qualsiasi resoconto di una discussione tra persone
riportata in un romanzo. Dovessero fare un romanzo su di me e volessero
riportare o inventare una mia discussione col mio capobanda, lo farebbero in
italiano, non certo in piemontese.
Post by s***@mediacomm.it
il popolo segue chi si
fa seguire, anche linguisticamente.
il popolo segue chi è davanti, e cammina sulla strada che vede.
Se davanti c'è un asino coi soldi e la strada l'ha fatta l'ANAS passando su
uno scavo di tombe etrusche, tal asino seguiranno e su tal strada porteranno
le loro auto.
Post by s***@mediacomm.it
Non ho mai avuto difficolta' ad ammettere le ragioni altrui, se solo esse
mi vengono spiegate con il minimo richiesto di chiarezza.
Beh dove sono stato oscuro?
Mi sono delicatamente ribellato a un copyright con royalties di traduzioni
performate.... e lì ritorniamo.
Post by s***@mediacomm.it
Gia' che ci sei, potresti ribellarti anche a frac: infatti una voce
italiana ("l'erede Fiat sposo in marsina") esiste.
Potrei, ma non mi sembra necessario, perché sono un moderato.
E poi il frac è sempre nero, la marsina no.
Post by s***@mediacomm.it
La vitalita' di una lingua, come quella di un organismo o di una cellula,
ha a che fare anche con le sue mutazioni genetiche, magari causate da virus
o agenti esterni che potrebbero anche essere cancerogeni. Mi pare alquanto
futile rifiutarsi di ammetterlo.
nel caso dell'agente cancerogeno la vitalità è la morte.
Non voglio che il paziente muoia, e non voglio nemmeno praticargli
eutanasie, sotto o sopra i 12 anni che sia.
Post by s***@mediacomm.it
Giusto, ma credo che stiamo sbagliando obiettivo: la lingua marcia nei
cervelli di chi la parla, e se uno dice welfare, staff o briefing, sta a
tutti noi decidere se stare a seguirlo oppure no.
NOI? Quali noi?
Da insegnante, non posso pensare che senza educazione la gente sia in grado
di fare scelte intelligenti.
Siccome la scuola da qualche anno non educa più, e la televisione è il
principale strumento di alfabetizzazione.....
Una cosa sentita più volte e più volte ripetuta, entra per forza nella mente
delle persone; e se le persone non sono più che sensibili a questo tema,
accettano e imparano.
Come uno studente impara errori se il docente gli insegna errori.
Post by s***@mediacomm.it
Il successo del suo lessico, a prescindere dalla virtu' di tale
successo, se l'e' semplicemente meritato! Dopo l'arzente ed il farsetto,
siamo tornati al cognac ed al gilet. Come il comunismo e l'esperanto, certe
cose non si possono imporre, prima o poi tutto va a catafascio.
Non mi pare che lo spagnolo e il francese siano a catafascio.
L'italiano si.
Ma loro non si sentono più intelligenti a dire una parola inglese.
s***@mediacomm.it
2004-09-05 21:44:07 UTC
Permalink
Andrea N. ha scritto tra l'altro ...
Post by Andrea N.
Rispondo solo a qualcosa (che aggiunga elementi
alla discussione peraltro già chiara)
Dal canto mio, quel che avevo da esprimere l'ho espresso.
Post by Andrea N.
Da insegnante...
.... HOPS! Questo mi spiega moltissime cose. ;-þ

Andrea
***@mediacomm.it
Andrea N.
2004-09-06 12:11:06 UTC
Permalink
Post by s***@mediacomm.it
Post by Andrea N.
Da insegnante...
.... HOPS! Questo mi spiega moltissime cose. ;-þ
Stai attento: faccio l'insegnante solo come "secondo mestiere".
Non potrei sopravvivere nell'attuale scuola italiana più di qualche mese
ogni tanto. Non mi piace esser complice della menzogna di stato a danno dei
giovani

Luca Logi
2004-09-01 05:44:59 UTC
Permalink
Post by Andrea N.
Siamo forse l'unico popolo che è felice di leggere un post come il tuo, in
Il copyright comunque scade dopo TOT anni (mi sembra 70) dalla morte. Quindi
le traduzioni più vecchie di 70 anni non sono più coperte dal diritto
d'autore. Il che non significa che possono essere scopiazzate ma che
comunque possono essere diffuse, performate eccetera senza dover pagare le
royalties a qualcuno.
contiene TRE parole non italiane, cioè due inglesi e una calcata
dall'inglese.
In tutta onestà, avrei evitato il "performate", ma su "copyright" e
"royalties" non avrei dubbi, in quanto si tratta di termini non certo
inventati dai giornalisti televisivi. "Copyright" può essere reso con
"diritto d'autore" ma non è esattamente la stessa cosa (non è colpa dei
giornalisti se il concetto legale esiste in inglese dal '700, e in
italiano da un secolo abbondante dopo). Anche "royalties" è chiarissimo
per chi lavora nel settore, più chiaro di qualsiasi traduzione italiana.
--
Luca Logi - Firenze - Italy e-mail: ***@dada.it
Home page: http://www.angelfire.com/ar/archivarius
(musicologia pratica)
Giacomo M
2004-09-02 07:18:01 UTC
Permalink
Post by Luca Logi
In tutta onestà, avrei evitato il "performate", ma su "copyright" e
"royalties" non avrei dubbi, in quanto si tratta di termini non certo
inventati dai giornalisti televisivi. "Copyright" può essere reso con
"diritto d'autore" ma non è esattamente la stessa cosa (non è colpa dei
giornalisti se il concetto legale esiste in inglese dal '700, e in
italiano da un secolo abbondante dopo). Anche "royalties" è chiarissimo
per chi lavora nel settore, più chiaro di qualsiasi traduzione italiana.
Si, anche perchè va bene "proteggere la lingua italiana" (proteggere poi
chissà da cosa...).
Però c'è da dire che le cose vanno chiamate con il loro nome.
Vabbeh, ora spegnerò il mio "elaboratore" "pigiando" con il "topo". E mi
scollegherò dalla "interrete".
Andrea N.
2004-09-02 09:46:28 UTC
Permalink
Post by Giacomo M
Si, anche perchè va bene "proteggere la lingua italiana" (proteggere poi
chissà da cosa...).
Dalla inettitudine degli italiani che dicono devolution ma non sanno cosa
vuol dire, e da chi si chiede da cosa va protetta una cultura in difficoltà,
per poi essere in prima fila - quando è morta - ad esaltarne la preziosità
archeologica.
Post by Giacomo M
Però c'è da dire che le cose vanno chiamate con il loro nome.
Eh certo, e il nome è straniero, no?
Visto che l'aeroplano l'hanno inventato gli inglesi, allora chiamalo plane o
aircraft . Con buona pace di D'annunzio che inventò pure "velivolo".
Poi diremo che plane viene dal latino planare e quindi va bene.
Post by Giacomo M
Vabbeh, ora spegnerò il mio "elaboratore" "pigiando" con il "topo". E mi
scollegherò dalla "interrete".
Difatti in Francia si spegne l'ordinateur en appuyant avec le souris. In
Spagna se apaga el ordenador pinchando sobre el ratón.
Deficienti, loro.
Furbi, noi, che dimentichiamo "pigiare" per dire "cliccare", talmente siamo
supini a qualunque suono anglosassone
Giacomo M
2004-09-02 13:22:57 UTC
Permalink
Post by Andrea N.
Dalla inettitudine degli italiani che dicono devolution ma non sanno cosa
vuol dire, e da chi si chiede da cosa va protetta una cultura in difficoltà,
per poi essere in prima fila - quando è morta - ad esaltarne la preziosità
archeologica.
Maddai, fai una enorme confusione tra cultura, lingua e filologia.
Quella della "cultura in crisi" è una balla, un falso mito. Per una serie di
infiniti fattori le culture si mescolano ed è ovvio che (a seonda del campo)
una possa prevalere più dell'altra. Nel caso dei forestierismi, e nel caso
specifico degli "inglesismi" (anzi "americanismi") la loro lingua prevale. E
ti assicuro che è _anche_ perchè in molti campi ci sono semplicemente
arrivati prima.
Post by Andrea N.
Eh certo, e il nome è straniero, no?
E' il loro nome punto.
Attingiamo da vocabolari stranieri per arricchire la precisione dei nostri
enunciati e maggiorare l'effetto e la velocità della comunicazione. Il che è
il fine ultimo della parola.
Post by Andrea N.
Visto che l'aeroplano l'hanno inventato gli inglesi, allora chiamalo plane o
aircraft . Con buona pace di D'annunzio che inventò pure "velivolo".
Poi diremo che plane viene dal latino planare e quindi va bene.
Siamo lontani da dove siamo partiti. Le obiezioni che mi sono state fatte
riguardavano "copyright", "royalties" e soprattutto performare.
Le prime due hanno un significato universalizzato e sono praticamente di uso
comune. Il terzo è un neologismo iperonimo che comunque rende l'idea anche
se non tutti possono averlo capito.
Cosa c'entra il discorso che fai su "plane"?
Post by Andrea N.
Difatti in Francia si spegne l'ordinateur en appuyant avec le souris. In
Spagna se apaga el ordenador pinchando sobre el ratón.
Deficienti, loro.
Deficienti forse no. Ma quella dei francesi non è salvaguardia della cultura
bensì ottusità e insensato protezionismo verso la francofonia.
E sappi che molto spesso non è la "cultura" che spinge popoli a comportarsi
così, ma ben più superficiali motivi politici ed economici.

Ti ricorda niente "superman" alias "nembo kid" ?
Post by Andrea N.
Furbi, noi, che dimentichiamo "pigiare" per dire "cliccare", talmente siamo
supini a qualunque suono anglosassone
Io non mi sento supino ad accettare un termine come cliccare.
Che vuoi che ti dica?
Andrea N.
2004-09-02 19:33:11 UTC
Permalink
Post by Andrea N.
Post by Andrea N.
Dalla inettitudine degli italiani che dicono devolution ma non sanno cosa
vuol dire, e da chi si chiede da cosa va protetta una cultura in
difficoltà,
Post by Andrea N.
per poi essere in prima fila - quando è morta - ad esaltarne la
preziosità
Post by Andrea N.
archeologica.
Maddai, fai una enorme confusione tra cultura, lingua e filologia.
Non faccio nessuna confusione anche perché non ho nominato queste tre cose.
La filologia non c'entra niente, una cultura privata della propria lingua
non è più quella cultura, ma è un'altra cosa. Anzi, non è. Basta guardare la
fine che hanno fatto le lingue regionali italiane.
E basta vedere la padronanza linguistica che ha un ventenne.
La mia fantomatica allieva liceale diciassettenne oggi non sapeva il
significato delle seguenti parole: ingente, relitto, condiscendenza,
oligarchia, incombere.
Post by Andrea N.
Quella della "cultura in crisi" è una balla, un falso mito.
Eh come no....
Post by Andrea N.
Per una serie di
infiniti fattori le culture si mescolano ed è ovvio che (a seonda del campo)
una possa prevalere più dell'altra. Nel caso dei forestierismi, e nel caso
specifico degli "inglesismi" (anzi "americanismi") la loro lingua prevale. E
ti assicuro che è _anche_ perchè in molti campi ci sono semplicemente
arrivati prima.
la loro lingua prevale perché noi siamo dei deficienti, e non perché ci sia
necessità che essa prevalga.
Quando esiste una parola italiana non c'è nessun bisogno di sostituirla con
una parola straniera. Quando non c'è una parola italiana, e compare qualcosa
di nuovo sulla faccia della terra, normalmente una lingua VIVA cerca di dare
un nome a quella cosa in base alla propria capacità di sviluppare
neologismi. Ci sono poi i casi in cui la parola straniera si impone, ma
questo avviene quando questa novità è talmente particolare da portarsi con
sé il nome, che non è direttamente traducibile.
Io non mi ribello certo se uno dice abat-jour, ma non c'è nessun motivo per
cui io debba sentire al telegiornale 40 volte week end, killer, privacy,
stress, perché gli inglesi non hanno inventato né il fine settimana, né
l'assassino, né la riservatezza, né la tensione.

Pensare poiché una parola si debba imporre perché qualcuno ha inventato
qualche cosa, è assolutamente ridicolo. Se questa regola fosse applicata, a
quest'ora non esisterebbe più una lingua, ma esisterebbe un pastrocchio
tremendo.
Post by Andrea N.
Post by Andrea N.
Eh certo, e il nome è straniero, no?
E' il loro nome punto.
No, non è il loro nome.
Il nome della scrivania è scrivania e non desktop.
Il nome del file è archivio.
Il verbo di far pressione è premere o pigiare e non click o cliccare. Gli
inglesi non hanno inventato i pulsanti
Post by Andrea N.
Attingiamo da vocabolari stranieri per arricchire la precisione dei nostri
enunciati e maggiorare l'effetto e la velocità della comunicazione. Il che è
il fine ultimo della parola.
Attingiamo a vocaboli stranieri perché ci piace riempirci la bocca di versi
con una lingua che conosciamo meno di chiunque altro in Europa e che
saccheggiamo più di chiunque altro in Europa. Poi dire che vocaboli
stranieri arricchiscono la precisione dei nostri, significa semplicemente
dire che la nostra lingua è inferiore, cosa che forse tu pensi e io no. Sono
invece convinto che l'ignoranza del italiano è a tal punto altra, che non
siamo in grado di rendere un'espressione inglesi in italiano, ma per
misconoscenza. Più facile prendere una parola straniera che vuol dire 800
cose e affibbiargli una accezione.
Per non aprire l'argomento della corrispondenza tra l'uso delle parole
inglesi che noi facciamo e l'uso vero che ne fanno gli inglesi, che sarebbe
un altro tema su cui divertirsi. E per non aprire l'ulteriore argomento
della pronuncia delle parole inglesi che solo noi berciamo in quel modo.
Post by Andrea N.
Post by Andrea N.
Visto che l'aeroplano l'hanno inventato gli inglesi, allora chiamalo
plane
Post by Andrea N.
o
Post by Andrea N.
aircraft . Con buona pace di D'annunzio che inventò pure "velivolo".
Poi diremo che plane viene dal latino planare e quindi va bene.
Siamo lontani da dove siamo partiti. Le obiezioni che mi sono state fatte
riguardavano "copyright", "royalties" e soprattutto performare.
Il discorso si è subito distaccato da queste tre parole, anche se restano
tutte e tre inutili.
L'esempio dell'aereo è perfettamente azzeccato, sei tu che stai sostenendo
che chi inventa una cosa ha il diritto di chiamarla come vuole in tutto il
mondo.
Post by Andrea N.
Le prime due hanno un significato universalizzato e sono praticamente di uso
comune.
le prime due possono essere perfettamente espresse in italiano, e quindi se
tu non parli inglese COMPLETAMENTE non hai nessun motivo per usarle in
italiano, se non per un vizio o un vezzo.
Post by Andrea N.
Il terzo è un neologismo iperonimo
E dove è l'iperonimia, e l'iponimo?
Post by Andrea N.
che comunque rende l'idea anche
se non tutti possono averlo capito.
E' una oscenità che il fatto di essere compresa non trasforma in una bella
parola. Anche gli errori ortografici rendono l'idea.
Post by Andrea N.
Cosa c'entra il discorso che fai su "plane"?
Sei tu che difendi il diritto di inventare un oggetto e imporre a tutti gli
altri il nome nella lingua dell'inventore.
E perché no plane? Perché underground si (invece di metropolitana) e plane
no? Se un giorno incominceranno a dire plane, e tu ti sarai abituato, dirai
che plane va bene.
Perché forse l'autority sulla privacy (pronunciato erroneamente e
costantemente AUTORITI) sarebbe tanto diverso da plane?
Post by Andrea N.
Deficienti forse no. Ma quella dei francesi non è salvaguardia della cultura
bensì ottusità e insensato protezionismo verso la francofonia.
Eh si.... amare la propria lingua è ottusità. Invece lasciare che si
imbastrdisca oltre ogni misura e in modo assolutamente innaturale con
un'altra lingua perché tale lingua appartiene a gente ricca, questo sì che è
genialità.
D'altra parte è la risposta consueta, i francesi sono ottusi, etc. etc. E
gli spagnoli cosa sono? La seconda lingua più diffusa al mondo, ha una
Accademia reale che stabilisce le parole che si usano e le parole che non si
usano. E il suo dizionario NORMATIVO non DESCRITTIVO è preso come punto di
riferimento da tutto il mondo ispanofono (e sappiamo che lo spagnolo impera
nel sudamerica ed è la seconda lingua più parlata negli USA).
I tedeschi non si comportano diversamente, e neppure la stragrande
maggioranza degli altri paesi europei. Siamo solo noi a non avere neppure i
soldi per mantenere l'Accademia della crusca.
Forse ci sentiamo più intelligenti perché sappiamo mettere una parola
inglese ogni 10 parole italiane? Forse allora sarebbe meglio che studiassimo
l'inglese sul serio, mentre invece normalmente non siamo neanche in grado di
indicare la strada a uno straniero.
Post by Andrea N.
Io non mi sento supino ad accettare un termine come cliccare.
Che vuoi che ti dica?
Non dirmi niente, lasciami single nella mia incazzatura e continua a
performare parole English senza riflettere su quanto questo, ripetuto su
larga scala, è un danno per la nostra cultura.
Luca Logi
2004-09-03 06:37:51 UTC
Permalink
Post by Andrea N.
Più facile prendere una parola straniera che vuol dire 800
cose e affibbiargli una accezione.
Non sempre è cos'. Tant'è vero che molto spesso si adopera il termine
italiano "diritti" per indicare sia il copyright che le royalties, che -
ammetterai - sono due concetti diversi e che sono - appunto - espressi
con più precisione in inglese.
--
Luca Logi - Firenze - Italy e-mail: ***@dada.it
Home page: http://www.angelfire.com/ar/archivarius
(musicologia pratica)
Andrea N.
2004-09-03 16:23:51 UTC
Permalink
Post by Luca Logi
Post by Andrea N.
Più facile prendere una parola straniera che vuol dire 800
cose e affibbiargli una accezione.
Non sempre è cos'.
nel 95% dei casi è così. Nell'altro 5% basterebbe ingegnarsi e trovare una
parola sostitutiva adatta, o crearne una. O magari accettare la parola
straniera, ma solamente in isolati e ben motivati casi, e non per
scopiazzamento compiacente e onnipresente
Post by Luca Logi
Tant'è vero che molto spesso si adopera il termine
italiano "diritti" per indicare sia il copyright che le royalties, che -
ammetterai - sono due concetti diversi e che sono - appunto - espressi
con più precisione in inglese.
Copyright è tranquillamente rimpiazzato dal "diritto di riproduzione",
royalties (che vuol dire "regalità" e che quindi è collegato alla figura
della Regina, concetto che anche nell'italiano aveva un uso legato al
pagamento di balzelli) sono i pagamenti a favore del proprietario di un bene
come compenso per il diritto di sfruttamento commerciale del medesimo. Mi
pare che in questo senso non sia tanto "preciso" l'inglese royalties, che
trova impiego nelle discipline più disparate, e per nulla limitato alla
sfera della proprietà letteraria; esso è nato per indicare la percentuale
che le compagnie minerarie, soprattutto petrolifere, pagano come diritto di
sfruttamento agli Stati concedenti.
Julo Cumani
2004-09-03 07:06:19 UTC
Permalink
On Thu, 02 Sep 2004 19:33:11 GMT, "Andrea N."
[ taglio ]
E non "cut"
Sono
invece convinto che l'ignoranza del italiano è a tal punto altra, che non
siamo in grado di rendere un'espressione inglesi in italiano, ma per
misconoscenza.
Da un punto di vista grammaticale in questa frase ci sono 2 errori. E
anche quel "misconoscenza" mi sa tanto di anglicismo (ma posso
sbagliare). Perchè non usare invece "non conoscenza" o, forse meglio,
"conoscenza errata"?

;-))))))))))


Pace e benedizione

Julo d.


Dio, perche' grande, ama dare cose
grandi. Noi, purtroppo,
abbiamo i cuori piccoli
per riceverle (Angelo Silesio)
Alexandrine
2004-09-03 08:32:44 UTC
Permalink
Post by Julo Cumani
Da un punto di vista grammaticale in questa frase ci sono 2 errori.
A me pare una frase correttissima... Cosa vedi che non va, secondo te?
Post by Julo Cumani
E
anche quel "misconoscenza" mi sa tanto di anglicismo (ma posso
sbagliare). Perchè non usare invece "non conoscenza" o, forse
meglio,
Post by Julo Cumani
"conoscenza errata"?
A me invece sa più di greco (misantropia, misoginia, misconoscere,
miscredere, ecc. ecc.). Mysos in greco indica avversione, odio (misos
+ gyné = avversione per la donna, è diventato appunto in italiano
misogenia), e via dicendo.

Il suffisso "mis" è usato in italiano per indicare valore negativo o
peggiorativo.

Dire misconoscere e dire non conoscere è in pratica la stessa cosa.

Approfitto per dire ad Andrea N che condivido in pieno il suo sacro
sdegno per lo stato miserrimo in cui si sta riducendo la nostra bella
lingua italiana. :-(

Ciao
Alexandrine
---
"Che tu ci aiuti, o Dio, noi lo speriamo e liberaci dal male, Ti
preghiamo.
Presso acque cristiane dimorare vogliamo, e in cielo infine entrare
Nella gioia di cui è la Regina la Vergine che salva da rovina".
[J.R.R. Tolkien]
Julo Cumani
2004-09-06 06:21:52 UTC
Permalink
On Fri, 03 Sep 2004 08:32:44 GMT, "Alexandrine"
Post by Alexandrine
Post by Julo Cumani
Da un punto di vista grammaticale in questa frase ci sono 2 errori.
A me pare una frase correttissima... Cosa vedi che non va, secondo te?
"del italiano" è sbagliato. Si scrive "dell'italiano"
"un'espressione inglesi" è sbagliato. Si dice o "un'espressione
inglese" o "espressioni inglesi"

È abbastanza chiaro che questi errori possono essere dovuti a fretta
(e rabbia ;-)) ) nello scrivere. Però mi ha fatto ridere che proprio
in un msg sull'errato uso dell'italiano fossero presenti 2 errori che
il mio maestro delle elementari avrebbe segnato con una doppia linea
rossa.. L'ho trovato comico e il mio "smile" ops... scusate volevo
dire la mia faccina, in fondo voleva proprio indicare questo.
Post by Alexandrine
A me invece sa più di greco (misantropia, misoginia, misconoscere,
miscredere, ecc. ecc.). Mysos in greco indica avversione, odio (misos
+ gyné = avversione per la donna, è diventato appunto in italiano
misogenia), e via dicendo.
Il suffisso "mis" è usato in italiano per indicare valore negativo o
peggiorativo.
Dire misconoscere e dire non conoscere è in pratica la stessa cosa.
Su quest'ultima frase non sono molto d'accordo. Misconoscere non è,
IMHO (o dovrei dire NMUO), lo stesso di non conoscere. Se prendiamo
l'espressione "genio misconosciuto" più che un "non conoscere" c'è un
"non riconoscere il giusto valore". Ma sono solo sfumature.

Comunque avevo premesso che potevo sbagliarmi. Mi aveva fatto pensare
all'equivalente dell'inglese "misunderstand" che non vuol dire "non
capire", ma "capire male". Qui io leggevo quel misconoscenza non come
non conoscenza, ma come cattiva conoscenza, sia dell'italiano che
dell'inglese. Evidentemente mi sbagliavo.
Post by Alexandrine
Approfitto per dire ad Andrea N che condivido in pieno il suo sacro
sdegno per lo stato miserrimo in cui si sta riducendo la nostra bella
lingua italiana. :-(
Condivido in parte la diagnosi, non condivido la terapia. Che la
nostra lingua sia abbastanza maltrattata è vero. Però ogni lingua è un
qualcosa di vivo, ed essendo una cosa viva è sempre in evoluzione. Può
non piacere l'andazzo che sta prendendo, però non è con decreti
dall'alto che penso che si possa ovviare al problema. Le radici sono,
IMHO, altre. Si assiste, non solo in Italia, ma in tutto il mondo, ad
un notevole impoverimento della cultura. Impoverimento che io penso
sia voluto (è più facile governare un popolo ignorante che uno che
abbia una cultura). E di questo accuso tutti i governanti, di ogni
colore politico.

Ma questo è un altro discorso, e forse esula dal manifesto del gruppo.
Post by Alexandrine
Ciao
Alexandrine
Pace e benedizione

Julo d.


Dio, perche' grande, ama dare cose
grandi. Noi, purtroppo,
abbiamo i cuori piccoli
per riceverle (Angelo Silesio)
Andrea N.
2004-09-03 13:27:18 UTC
Permalink
Post by Julo Cumani
On Thu, 02 Sep 2004 19:33:11 GMT, "Andrea N."
[ taglio ]
E non "cut"
Sono
invece convinto che l'ignoranza del italiano è a tal punto altra, che non
siamo in grado di rendere un'espressione inglesi in italiano, ma per
misconoscenza.
Da un punto di vista grammaticale in questa frase ci sono 2 errori.
Ce ne sono 3.
A causa di dolori lancinanti al braccio, uso un dettatore automatico per
scrivere. Naturalmente, fa errori.
Qualche volta mi scappa qualcosa nella rilettura, oppure sono arrabbiato e
mi dimentico di rileggere (come questa volta).
Chiedo venia.
Post by Julo Cumani
E
anche quel "misconoscenza" mi sa tanto di anglicismo (ma posso
sbagliare).
misconoscenza non è parola di radice anglosassone. Come non lo è
miscredente.
Il prefisso mis viene dall'anico francese mes, e dal latino minus. Anche gli
inglesi lo usano (misunderstanding, miscalculation, misdemeanour,
misbehaviour, mistrust), perché hanno tratto molto dal francese.
Comunque non sono CONTRO ogni prestito, che sarebbe cosa scema. Sono contro
la sostituzione inutile e i calchi superflui.
Alexandrine
2004-09-03 19:54:07 UTC
Permalink
Post by Andrea N.
Post by Julo Cumani
Da un punto di vista grammaticale in questa frase ci sono 2
errori.
Post by Andrea N.
Ce ne sono 3.
Ma non erano errori di battitura? ^____-

Sarà che io dò un senso più carico di gravità all'espressioni "errori
grammaticali".
Unica vera imprecisione il "del" che doveva essere "dell'"...
Sarà che nella mia foga di appoggiare le tesi di Andrea, ho voluto
essere molto più generosa di quanto non lo sia abitualmente. Chi mi
conosce lo sa... ^_____-

Saluti a tutti!

Ciao
Alexandrine
---
"Che tu ci aiuti, o Dio, noi lo speriamo e liberaci dal male, Ti
preghiamo.
Presso acque cristiane dimorare vogliamo, e in cielo infine entrare
Nella gioia di cui è la Regina la Vergine che salva da rovina".
[J.R.R. Tolkien]
Andrea N.
2004-09-05 00:01:04 UTC
Permalink
Post by Alexandrine
Ma non erano errori di battitura? ^____-
Sono
invece convinto che l'ignoranza del italiano (manca il collegamento) è a
tal punto altra (=alta), che non
Post by Alexandrine
siamo in grado di rendere un'espressione inglesi (=inglese) in italiano, ma
per
Post by Alexandrine
misconoscenza
Julo Cumani
2004-09-06 06:26:25 UTC
Permalink
On Fri, 03 Sep 2004 13:27:18 GMT, "Andrea N."
Post by Andrea N.
Ce ne sono 3.
Ohibò, e qual'è il terzo?
Ho riletto ma non lo trovo
;-((((
Post by Andrea N.
A causa di dolori lancinanti al braccio, uso un dettatore automatico per
scrivere. Naturalmente, fa errori.
Qualche volta mi scappa qualcosa nella rilettura, oppure sono arrabbiato e
mi dimentico di rileggere (come questa volta).
Chiedo venia.
Come dicevo nella mia risposta ad Alexandrine è quello che pensavo
anch'io.
Post by Andrea N.
misconoscenza non è parola di radice anglosassone. Come non lo è
miscredente.
Il prefisso mis viene dall'anico francese mes, e dal latino minus. Anche gli
inglesi lo usano (misunderstanding, miscalculation, misdemeanour,
misbehaviour, mistrust), perché hanno tratto molto dal francese.
Comunque non sono CONTRO ogni prestito, che sarebbe cosa scema. Sono contro
la sostituzione inutile e i calchi superflui.
Anche per questo ti rimando alla mia risposta ad Alexandrine

Pace e benedizione

Julo d.


Dio, perche' grande, ama dare cose
grandi. Noi, purtroppo,
abbiamo i cuori piccoli
per riceverle (Angelo Silesio)
Laura B.
2004-09-03 15:21:36 UTC
Permalink
Post by Andrea N.
[...]
Sono
invece convinto che l'ignoranza del italiano
Meglio: «dellŽitaliano». Doppia elle e apostrofo.
Post by Andrea N.
è a tal punto altra, che non
siamo in grado di rendere un'espressione inglesi
Meglio: «inglese». Concordanza aggettivo con sostantivo.
Post by Andrea N.
in italiano, ma per
misconoscenza. Più facile prendere una parola straniera che vuol dire 800
Meglio: «ottocento»; nella scrittura di testi è sconsigliabile indicare i
numeri in cifre, anziché in lettere.
Post by Andrea N.
cose e affibbiargli una accezione. [...]
Meglio: «affibbiarle». Si riferisce al sostantivo «parola», che è di genere
femminile.
.. . . .

SCHERZOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
^________-

Chiedo scusa a tutti, ma non ho resistito; questo ramo del thread è così
terribilmente OT...!!!
^________^

E chiedo scusa soprattutto ad Andrea. So bene che nei gruppi di discussione
(*) è contrario alla buona educazione (**) fare osservazioni su ortografia e
grammatica; tuttavia nel suo caso è fin troppo evidente che si tratta non
di errori, ma di refusi.
E sempre ad Andrea voglio confidare che, pur non sentendomi del tutto
allineata alle sue posizioni "estremistiche", condivido toto corde (***) la
sua viscerale simpatia per la nostra splendida lingua.

Buon fine settimana!
Laura

(*) Non ho scritto «newsgroup»! :-)
(**) Non ho scritto «netiquette»! :-)
(***) «Toto corde» si può dire? Non credo che la lingua latina possa fare
danni (...tanto è morta!!!...)

--

Veni Sancte Spiritus
Veni per Mariam
Andrea N.
2004-09-04 00:38:53 UTC
Permalink
Post by Laura B.
E sempre ad Andrea voglio confidare che, pur non sentendomi del tutto
allineata alle sue posizioni "estremistiche",
Le mie non sono posizioni estremistiche, come SEMPRE e IMMANCABILMENTE si
tende a far credere ogni volta che parlo di questo: è il miglior modo -
magari inconsapevole - per affossare la discussione.
Un altro modo è ricordare il purismo linguistico di Mussolini, che traduceva
i nomi dei paesi.
s***@mediacomm.it
2004-09-04 09:42:46 UTC
Permalink
Andrea N. ha scritto nel suo messaggio ...
... il purismo linguistico di Mussolini, che traduceva i nomi dei paesi.
Il discorso sarebbe lungo e persino fuori tema (nota che non ho usato
l'odiata voce 'OT' proveniente dagli angloprotestanti), quindi vorrei
spostarmi sul fronte, diciamo cosi', estetico: tu, ad esempio, pensi che
suoni meglio "St Ulrich" oppure "Ortisei"? E che mi dici di "Volkenstein"
che in italiano si chiama "Selva di Val Gardena"? O di "Kastelruth"
diventato, chissa' come... "Castelrotto"?

Andrea
***@mediacomm.it
Andrea N.
2004-09-05 00:01:05 UTC
Permalink
Post by s***@mediacomm.it
tu, ad esempio, pensi che
suoni meglio "St Ulrich" oppure "Ortisei"? E che mi dici di "Volkenstein"
che in italiano si chiama "Selva di Val Gardena"? O di "Kastelruth"
diventato, chissa' come... "Castelrotto"?
a me "suona" meglio l'italiano, ma non mi da fastidio alcuno il nome
tedesco.
Ha sicuramente un senso, una storia, ed è un nome di città. Non è una parola
tedesca presa per sostituire una parola italiana preesistente e corrente.
L'italiano dica pure "il popolo di St Ulrich", ma non dica "il Volk di St
Ulrich": questo si che sarebbe odioso.
Non essendo informato, sulla questione dei nomi di città comunque non so
giudicare
Luca Logi
2004-08-23 06:05:42 UTC
Permalink
Post by s***@mediacomm.it
D'accordo, ma credo che all'amico Giacomo occorresse sapere chi ne
possa essere il titolare. La domanda non mi pare peregrina: quelli della
versione CEI, ad esempio, sono intitolati alla persona del Card. Ruini? E
quelli di una TTO, poniamo delle Paoline, sono detenuti dai
traduttori/curatori oppure dalla casa editrice?
Di solito i diritti d'autore sono amministrati dalla casa editrice per
conto degli autori e/o dei traduttori (il lavoro di un editore è solo in
minima parte quello di stampare i libri, principalmente quello di
amministrare i diritti). Quindi, se si tratta di una traduzione, bisogna
contattare la casa editrice. Di solito nei libri si trova un "copyright
notice" nel formato standard internazionale
(© 1997 Edizioni Persighetti).
--
Luca Logi - Firenze - Italy e-mail: ***@dada.it
Luca Logi
2004-08-23 06:05:37 UTC
Permalink
Post by Giacomo M
Ho questo dubbio: ci sono delle royalties da pagare per l'utilizzo del testo
della Bibbia?
A chi appartengono i diritti d'autore di questo testo?
Il testo della Bibbia è ovviamente in pubblico dominio.

Le traduzioni sono proprietà dei rispettivi traduttori (e/o dei loro
editori), le note al testo dei rispettivi autori (e/o dei loro editori),

Sono fuori copyright le edizioni i cui autori (e/o traduttori) siano
*tutti* morti da almeno settanta anni (in qualche caso, per esempio le
antologie, valgono norme particolari). Su eventuali edizioni critiche il
copyright dura venti anni dalla data di pubblicazione.
--
Luca Logi - Firenze - Italy e-mail: ***@dada.it
Home page: http://www.angelfire.com/ar/archivarius
(musicologia pratica)
Andrea N.
2004-08-23 22:09:29 UTC
Permalink
Post by Luca Logi
Sono fuori copyright
ARGSJFHGFKDEBMJFTTR!!!!!!!!!!!!
Post by Luca Logi
le edizioni i cui autori (e/o traduttori) siano
*tutti* morti da almeno settanta anni
Una volta un'impiegata delle edizioni Paoline mi disse che quando il libro
esce di stampa la casa editrice perde i diritti, che ritornano all'autore.
Sarà vero?
Giacomo M
2004-08-24 07:28:56 UTC
Permalink
Post by Andrea N.
Una volta un'impiegata delle edizioni Paoline mi disse che quando il libro
esce di stampa la casa editrice perde i diritti, che ritornano all'autore.
Sarà vero?
Cosa vuol dire "esce di stampa" ? Che le macchine fisicamente smettono di
stamparlo?...

Mi sembra strano!
Luca Logi
2004-08-24 17:02:30 UTC
Permalink
Post by Andrea N.
Una volta un'impiegata delle edizioni Paoline mi disse che quando il libro
esce di stampa la casa editrice perde i diritti, che ritornano all'autore.
Sarà vero?
Dipende da come è fatto il contratto fra l'autore e l'editore. In linea
di massima direi di no, ma ci sono molte variabili da considerare. La
legge di riferimento è la n.633 del 22/4/1941 con le successive
modificazioni, art.118 e seguenti.
--
Luca Logi - Firenze - Italy e-mail: ***@dada.it
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