Post by s***@mediacomm.itAllora a te la palla: datasi una preghiera che produce il suo effetto dal
suo semplice essere enunziata ("ora Ti preghiamo umilmente" piuttosto
che "io ti battezzo"), trovami un aggettivo che la definisca almeno
quanto la definisce "performativa".
Anche io ho imparato tanti concetti e tante parole tecniche di uso
esclusivo in una determinata disciplina, e non per questo li userò
nella lingua comune.
Non dirò mai che
ho epicletizzato mio fratello a casa mia, o che ho anamnesizzato che domani
è il compleanno di mia nonna.
E aggiungo: se tu mi domandassi come vorrei definire una preghiera
"performativa", ti direi che non sento la necessità di cambiare questo
termine IN QUEL CONTESTO. Anche se non mi è chiaro che cosa sia la preghiera
performativa, in quanto questa classificazione non è dei liturgisti (infatti
Grampa è un antropologo e insegna filosofia delle religioni). Anzi, per come
me la definisci tu ("preghiera che produce il suo effetto dal suo semplice
essere enunziata") questo modo di intendere le suddette pericopi liturgiche
mi pone qualche problema.... perché non molto in linea con gli ultimi
decenni di studi storico liturgici.
L'unica occorrenza di "performativo" che trovo su un manuale di liturgia,
sta in un punto in cui si dice che TUTTO il codice verbale della liturgia è
performativo (o "realizzativo"). Il che mi impedisce di capire cosa sono le
preghiere performative, se tutto il codice verbale è performativo. Ma questo
è assai FT e c'entra nulla.
Ritornando al quid, non mi disturba leggere questo termine perfettamente
neolatino in un linguaggio tecnico-specifico; mi disturba vederlo usato
(come verbo, e non come aggettivo) nel linguaggio comune calcato
dall'inglese (che solo *per caso* a sua volta ricalca il latino
probabilmente per via francese) in
sostituzione di termini italiani assolutamente adeguati, e quindi senza
necessità.
Post by s***@mediacomm.itSe e' per questo, anche io sto scopiazzando il toscano senza troppa
attenzione al latino mentre scrivo queste righe. E quando dico che mi
chiamo Andrea, penso che si tratti di un nome italiano mentre e' in
realta' greco. Ed il mio viceparroco si chiama Claudio, ma non lo chiamerei
mai "don Zoppicante".
Ecco che si passa all'eccesso.
Andrea e Claudio sono nomi propri. Uno è stato importato dalla Grecia,
perché evidentemente c'erano dei greci che venivano in Italia, e il nome è
diventato comune. Claudio, come tanti nomi, nasce dalla trasformazione di un
aggettivo in sostantivo (e ancora nel mio paese ci sono soprannomi familiari
che seguono la stessa metodica).
Ben diverso l'atteggiamento di quegli italiani che entrambi piemontesi o
calabresi che chiamano il figlio William o Sonny, dopo aver visto le
telenovele statunitensi.
(telenovela= parola ispanica italianizzata, telenovelas)
Post by s***@mediacomm.itLe lingue, quelle vere e non i Golem tipo
l'esperanto
(il comunismo della linguistica: morto prima di nascere), vivono, respirano,
e si', possono anche ammalarsi e morire.
beh, io sto dalla parte di quello che vuole salvare il paziente, e quindi
ogni ragionamento che tende a svalutare lo sforzo di quelli che come me lo
vogliono tenere in vita lo intendo come la somministrazione di veleno.
Post by s***@mediacomm.itE vorrei poi sapere che cosa significa performare una traduzione.
Non saprei: io uso il verbo "tradurre", o al massimo-massimo parlo
di "effettuare una traduzione".
E io che cosa stavo dicendo?
Sei tu che hai tirato in ballo un tecnico "performativo" con la sua radice
latina, per salvare un "performare" di linguaggio generico copiato
dall'inglese.
Post by s***@mediacomm.itVedi sopra: la lingua, quella viva, rispecchia le persone che la usano
e che la fanno sviluppare piuttosto che restringere. Certi esperimenti
studiati "a tavolino", dai "Promessi sposi" all'esperanto, sono stupidi
prima ancora che ridicoli.
Che i Promessi sposi sia un esperimento stupido, non lo credo.
Però sfugge una parte importante. La lingua viva rispecchia le persone che
la usano.
Bene.
Queste persone, italiane e cresciute in un ambiente neolatino, come è
avvenuto sempre, hanno sviluppato lungo i secoli la loro lingua in un solco
coerente, senza snaturarne la tradizione. Certo, talora alcune lingue
straniere che hanno avuto un'influenza sulla nostra hanno contribuito a
qualche ritocco o arricchimento: ma questo avveniva perché realmente persone
di lingua straniera venivano a stabilirsi nella nostra terra, e spesso erano
soldati o popoli occupanti. Ed è per questo che abbiamo parole tratte dal
francese, dall'arabo e dallo spagnolo. Con l'arrivo dei barbari, il latino
si è barbarizzato.
Questo è un fenomeno naturale, che nasceva ordinariamente nelle classi medio
basse dei parlanti (coloro che avevano i contatti più stretti e l'istruzione
letteraria inferiore), ed era un fenomeno di massa.
Nulla di questo avviene oggi.
Oggi questo inquinamento non è assolutamente naturale, ma "imposto" da un
piccolo gruppo che gestisce la parola sui giornali e in televisione. Nessuno
della "massa" aveva necessità di sostituire riservatezza con privacy; ma
dopo che costantemente giornalisti e politici - che evidentemente si sentono
inferiori agli inglesi, e si sentono essi stessi più intelligenti
pronunciando parole straniere - hanno cominciato a ripeterlo, questa parola
non ha potuto che essere violentemente inserita nell'italiano. E
naturalmente nessuno vuole sentirsi così arretrato da dire
"riservatezza".... se si dice in televisione, vuol dire che va bene.
Questo è molto più offensivo dell'esperanto. L'esperanto è una lingua
sovranazionale creata a tavolino che AMMETTE le sue origini e non va a
inquinare le lingue esistenti. Se non la vuoi parlare non la parli.
L'italiano televisivo è un subdolo quanto provincialistico imbastardimento
INUTILE e INNATURALE di una lingua che viveva benissimo così com'era. Prima
di poter dire privacy a buon diritto, dovrebbe trasferirsi in Italia qualche
milione di persone che dice privacy, e poi ne riparleremo. Ma io non
accetto che la stupidità della classe politica e dei giornalisti, forte del
suo potere mediatico, distrugga la mia lingua con l'introduzione di parole
inutili, superflue ed estranee alla mia tradizione.
Post by s***@mediacomm.itNon illuderti, mio buon amico. L'inglese veramente puro non si parla piu' da
nessuna parte del mondo (tranne forse ad Oxford e Cambridge): persino negli
USA si registra l'inquietante crescita di una nuova lingua che non e'
inglese, non e' spagnolo, ma e' un misto tra i due.
bravo, mi stai dando ragione.
L'inglese puro in Inghilterra non esiste più per due motivi: il primo è che
gli inglesi non studiano la grammatica, il secondo è che l'Inghilterra è
assolutamente invasa dagli abitanti delle loro ex colonie, e trovare un
inglese a Londra è un'impresa. Costoro, ormai in Inghilterra da più di una
generazione, hanno naturalmente mescolato le loro lingue con quella del
paese che li ospitava.
Questa non è la situazione dell'Italia. E la televisione inglese non
inserisce parole italiane e francesi ogni dieci parole inglesi.
Quello è veramente un fenomeno naturale e di massa, il nostro è una scemenza
oligarchica.
Stessa cosa per gli USA: gli "ispanoablanti" sono milioni. In Italia gli
anglofoni sono una minoranza irrisoria. Tra l'altro, la Spagna è proprio
uno di quei paesi che protegge la propria lingua, e per quanto lo spagnolo
sia diffuso nel mondo (la seconda lingua parlata dopo il cinese) esso ha una
purezza che l'italiano aveva vent'anni fa. Perché LORO ci stanno attenti.
Post by s***@mediacomm.itI beg your pardon, but I strongly believe that your pessimistic attitude
towards your Italian fellow-countrymen and their capability about English
language is quite disturbing if not offensive.
My dearest friend, you must certainly be aware of the fact that your
knowledge of the English language is not shared by the rest of
the Italians. It is not an impression of mine that our people are poorly
educated, regarding foreign languages. It turns out from every statistic
survey. To confirm this, it would be enough to question an English teacher.
The so-called "Scholastic English" taught in Italy does not enable anyone to
maintain the simplest conversation. Therefore, do not accuse me of
unfairness towards my people, because I am telling nothing but the truth. A
truth with which you are well acquainted, I reckon.
Post by s***@mediacomm.itCredi che la cosa sia nata jeri, mio buon amico? Gia' negli anni Trenta
un certo modello di pantaloni veniva chiamato "Knickerbockers" piuttosto
che "calzoni alla zuava".
Ecco un altro esempio su cui si sarebbe discutere, perché qui si tratta
nuovamente di un'espressione tecnica che identifica un certo tipo di
abbigliamento. Io non mi ribello a frac e tight, mi ribello a week end e
killer. Non farmi passare per ottuso.
Post by s***@mediacomm.itSe volessimo buttarla sulla politica, ci sarebbe da domandarsi se
un "ministero del welfare" abbia qualcosa di meglio del vecchio "ministero
del lavoro e della previdenza sociale", ma la politica qui e' fuori tema
(prego notare: fuori tema, non OT), quindi sopravvoliamo. :-)
Infatti per me l'esistenza di un ministero del welfare è motivo sufficiente
per non votare un governo. Inoltre Berlusconi nelle tre "i" si è
dimenticato dell'italiano.
Post by s***@mediacomm.itPer l'appunto: arzente, farsetto e Luigi Fortebraccio. In Italia quel
periodo s'e' superato piu' di mezzo secolo or sono,
Ecco l'argomento del purismo assoluto fascista ed ideologico? Non è
difficile pensare che vi è differenza tra la sensata e auspicabile difesa
della propria lingua, e gli eccessi ridicoli.
Post by s***@mediacomm.itUna legge che speri d'imporre dall'alto un certo od un
cert'altro modo in cui la lingua deve vivere, lingua che (se e' una lingua
vera e non un esperanto) a modo suo e' una cosa viva,
Questa è la differenza di interpretazione tra noi due. Per te l'imposizione
dall'alto
dell'inglese mescolato all'italiano da parte di un piccolo gruppetto di
imbecilli con complesso di inferiorità linguistico ai danni di un popolo che
non avrebbe alcun bisogno di ciò, è vitalità di una lingua, mentre eventuali
interventi legislativi patrocinati da accademie di esperti di linguistica,
nell'interesse della collettività, sarebbe patetica imposizione all'alto.
Per me è l'esatto contrario. E' quel deficiente che dice in televisione
briefing colui che impone dall'alto, sfruttando il mezzo del quale dovrebbe
essere
al servizio, e non il linguista che ti ricorda che esiste una parola
italiana perfettamente corrispondente e ti educa ad usarla.
Post by s***@mediacomm.itNegli anni Ottanta, quando imparai il mio primo Basic, si diceva
correntemente "elaboratore".
La gente amava ancora la propria lingua, e la RAI non lasciava dire
qualunque scemenza passasse in mente ad un presentatore. Adesso parlano
italiano sgrammaticato, italiano imbastardito o romanesco. Non c'è
assolutamente più alcuna differenza con le televisioni private.
Post by s***@mediacomm.itTermino anch'io, nella speranza di essermi spiegato in modo appena
comprensibile, con un pensiero: se una lingua ha bisogno di una tutela
istituzionale la cui efficacia e' comunque quanto meno dubbia, essa lingua
ha buone possibilita' di essere gia' votata alla fine, come le quote
elettorali o i panda cinesi.
Infatti è votata alla fine, ma non per un fenomeno naturale e di massa. E'
votata alla fine per una inconscia volontà proveniente dall'alto
(televisione, politici, pubblicità, distruzione della scuola). D'altra parte
anche i
cristiani forse sono votati alla fine, e non per questo io cesserò di fare
di tutto perché le istituzioni ne salvaguardino i diritti, e voterò contro
l'aborto.
E' divertente rilevare come in tutto l'Occidente si stia risvegliando
l'attenzione per le particolarità locali e le culture regionali; in Italia
invece si risveglia l'attenzione per l'appiattimento e l'adozione
irrazionale di spezzoni della lingua di chi ha soldi e tecnologie.
--
Andrea N.
www.christianismus.it