donquixote
2009-04-08 21:59:02 UTC
Darwin
Rino Cammilleri
Il giornalista Antonio Gaspari (ragionpolitica.it, 2.3.09), visto che è il
centenario della nascita di Darwin e il 150° del suo Origine delle specie,
è andato a rileggersi l'altra grande opera darwiniana, Origine dell'uomo
(Editori Riuniti 1983) e vi ha trovato un capitolo intitolato «Selezione
naturale operante nelle nazioni civili», dove sta scritto: « Fra i selvaggi
i deboli di corpo e di mente vengono presto eliminati; (.) D'altra parte,
noi uomini civili cerchiamo con ogni mezzo di ostacolare il processo
di eliminazione; costruiamo ricoveri per gli incapaci, per gli storpi
e per i malati; facciamo leggi per i poveri; e i nostri medici usano
la loro massima abilità per salvare la vita di chiunque fino all'ultimo
momento. (.) Così i membri deboli della società civile si riproducono.
Chiunque sia interessato dell'allevamento di animali domestici
non dubiterà che questo fatto sia molto dannoso alla razza umana (.)
ma, eccettuato il caso dell'uomo stesso, difficilmente qualcuno
è tanto ignorante da far riprodurre i propri animali peggiori» (pag. 176).
Più avanti: «Eppure l'uomo potrebbe mediante la selezione
fare qualcosa non solo per la costituzione somatica dei suoi figli,
ma anche per le loro qualità intellettuali e morali. I due sessi
dovrebbero star lontani dal matrimonio, quando sono deboli di mente
e di corpo» (pag. 255).
E, nella pagina seguente: «quelli che non possono evitare una grande
povertà per i loro figli dovrebbero astenersi dal matrimonio»;
tuttavia è anche vero che «se i prudenti si astengono dal matrimonio,
mentre gli avventati si sposano, i membri inferiori della società
tenderanno a soppiantare i migliori».
Libertàepersona
L'IDENTITÁ DI GENERE
Di Antonio Righi
L'identità è ciò che una persona è; pensiamo alla matematica:
l'identità è una relazione tra due cose una prima e una dopo
il segno uguale che possono essere scambiate.
Dopo la II guerra mondiale, emerge questo dibattito:
l'identità è data (qualcuno dice subìta) o costruita (o socialmente
costruita)?; ciò che siamo dipende dall'ambiente o siamo così?
Prima la risposta c'era, rimasta tale da Aristotele: tutte le cose
hanno due stadi, quello di potenza e quello di atto, ossia un pulcino
è una gallina in potenza.
Questo movimento da potenza ad atto riguarda tutte le cose,
anche le persone. Che cosa guida il passaggio da potenza ad atto?
Aristotele risponde che il principio insito in ogni cosa che guida
questo passaggio si chiama "natura".
Sui giornali si sentono varie definizioni di "natura", ciò che fanno gli
animali, natura sono fiori, piante ecc. No, natura è il progetto, è il
piano, è il principio che guida il cambiamento delle cose verso la loro
realizzazione, la loro attualizzazione.
Che influenza ha l'ambiente su questo progetto?
Per capirlo prendiamo l'esempio dell'albero di limoni: noi andiamo
al mercato comprando una piantina di limoni, che non ha ancora
i limoni.
Se noi compriamo questa piantina lo facciamo perché sappiamo che
questa piantina ha una sua natura, che è quella di fare i limoni e non potrà
mai fare zucchine.
Ma è sicuro che farà limoni?
No, li farà solo se riceverà la luce necessaria, l'acqua necessaria,
se non sarà attaccata dai parassiti, ecc, altrimenti non darà limoni,
ma questo non vuol dire che nella sua natura non può produrre
frutti, ma che l'ambiente ha ostacolato il suo progetto.
Quello che ci vuole dire Aristotele è questo: c'è un progetto
nelle persone, a volte non lo vediamo realizzato, ma questo
non è una disconferma del progetto, ma che succede qualcosa
nell'ambiente che ostacola la produzione del progetto.
Questo non vuol dire che l'ambiente, in particolare le relazioni,
è un qualcosa di negativo che ostacola i progetti delle persone,
perché è anche la condizione necessaria perché tale progetto
si realizzi. L'uomo è un animale sociale, ha bisogno di relazioni.
Questo è stato provato anche sperimentalmente.
Federico II aveva deciso un giorno di scoprire quale era
la lingua originaria e ha preso dei neonati e li ha rinchiusi
in cima ad una torre, ordinando a delle balie di prendersene cura
ma solo per quanto riguardava i bisogni fisiologici (pulirli, lavarli)
senza proferire una parola né avere il minimo contatto.
Ebbene, questi bambini alla fine morirono tutti.
[Da notare come l'autore di questo laico "esperimento" è Federico II
di Svevia, sovrano ghibellino che fu scomunicato dal Papa....]
Senza relazioni, noi non possiamo sviluppare il nostro potenziale né sapere
la nostra identità. Quando noi vogliamo sapere qual è il nostro aspetto
esteriore, ci guardiamo allo specchio; quando vogliamo sapere chi siamo
dentro, abbiamo bisogno di un altro specchio: gli altri e le nostre
relazioni. La realizzazione di noi stessi quindi si attualizza attraverso
le relazioni ma allo stesso tempo le relazioni possono divenire ostacoli
per tale realizzazione.
L'identità di una persona è una realtà sessuata: in ogni cellula
del nostro corpo siamo geneticamente caratterizzati come maschio
o come femmina: i nostri cromosomi sono XX o XY;
la nostra identità è fin dal concepimento una realtà sessuata.
Noi siamo sempre maschi o femmine, la realizzazione sta
nel diventare uomini e donne.
Tutte le altre caratteristiche, la visione del mondo, le abilità
le sviluppiamo a partire da questo progetto inscritto nel nostro corpo.
Pertanto l'identità umana si compone di una parte biologica (sessuale)
e una parte relazionale-psicologica (l'identità di genere).
Il problema è che secondo alcuni tra identità sessuale e identità
di genere non vi deve essere nessun legame; sta nel fatto
che qualcuno vuole slegarli una dall'altra.
Aristotele diceva che l'uomo era l'unione (non la somma)
di anima e corpo, per cui i dati psicologici non potevano essere
separati dal nostro corpo, essendo due facce della stessa medaglia.
Oggi c'è qualcuno che ritiene che le caratteristiche fisiche
e psicologiche possono, anzi devono, essere separate.
Questi sono i teorici dell'ideologia di genere.
Tale ideologia nasce in ambito accademico intorno agli anni '70
e che è scesa un po' a cascata e adesso noi cominciamo a sentirne parlare.
E' partita nelle università americane, passando gradualmente fino alla
cultura. Quest'idea va cercata nel femminismo. Il femminismo nasce nella
rivoluzione francese, con un "femminismo liberale", ossia dare uguali
diritti a persone diverse e questo orientamento durò fino agli anni '30-'40,
quando con il diritto al voto ed alcune leggi sul lavoro, gli obiettivi del
femminismo liberale furono raggiunti. E' così che il movimento femminista
piombò in una crisi, dalla quale sorse a fine anni '50 il "femminismo
radicale", quello delle piazze degli anni '70, nato dall'incontro del
femminismo con la dialettica marxista, ossia: c'è una classe di sfruttatori
che ha impostato la società in modo da sottomettere la classe degli
sfruttati e che ha tutto l'interesse di mantenere lo status quo per
continuare ad avere la supremazia sugli altri.
Da qui la dialettica prevede che ci sia uno scontro tra queste
due classi, tesi-antitesi, che si concluderà in una sintesi che sarà
la società socialista senza classi.
Il femminismo radicale fa la stessa cosa, leggendo la realtà
con la stessa chiave di lettura: nel mondo ci sono due classi,
quella maschile e quella femminile, gli uomini hanno strutturato
la società in modo da creare e mantenere il loro potere sulla donna
e che quindi è la classe sfruttata. La sintesi sarà una società
senza più classi, né maschile né femminile, cioè una classe asessuata.
Quest'idea era già stata anticipata dal comunismo marxista ben prima
del femminismo radicale: Engels nell'opera del 1884 "L'origine
della famiglia, della proprietà e dello stato" (fate attenzione
all'ordine delle parole) parla della società primitiva (in realtà
mai esistita) in cui c'era la comunione di tutti i beni e il godimento
libero da parte degli uomini di tutte le donne.
Visto che i figli non si sapevano di chi era, dovevano essere educati
dallo Stato (asili di Stato, scuola di Stato); quando un uomo,
per egoismo, decise che una donna era sua, ha dovuto creare strutture
economiche che mantenessero in piedi quella che fu chiamata famiglia.
Dalla famiglia nacque la proprietà privata e da questa lo Stato,
che ebbe il dovere di difenderla.
Ritornando alla questione del femminismo radicale: abbiamo detto,
una società dal punto di vista sessuale indifferenziata.
Chiunque può far notare agli ideologi di genere che delle differenze
tra maschi e femmine ci sono, e non sono eliminabili; la risposta
a questo è stata "noi della biologia ce ne freghiamo" ed è questo
il sostegno filosofico a quella serie di manipolazioni ed esperimenti
che ha portato al concepimento senza l'unione tra maschio e femmine,
alla fecondazione in vitro ecc.
Pensiamo al referendum sulla legge 40: c'era un quesito che avrebbe lasciato
basito chiunque, perché si diceva che potevano accedere alle tecniche di
fecondazione artificiale anche coppie che non avevano problemi di fertilità.
Al che uno si chiedeva perché una coppia senza problemi dovrebbe
accedere a queste tecniche che sono dolorose, complicate,
psicologicamente molto stressanti; cioè era un quesito alla base
del quale ci stava proprio l'ideologia di genere, volendo sostenere
che l'unione carnale tra maschio e femmina non c'entra niente
con la riproduzione, la quale non è che l'esito di un processo
tecnologico in cui la biologia non c'entra niente. Anche
trascurando la biologia tra maschi e femminine ci sono grandi
differenze psicologiche: le femmine sono più portate all'ascolto
e alla relazione; i maschi sono più competitivi, sono più portati
all'esterno, mentre le donne per la casa. Qualcuno li chiama stereotipi
ma sono invece tendenze generali.
Le femministe radicali sostengono che queste differenze sono "socialmente
costruite", ossia il fatto di rivolgersi ad un individuo chiamandolo con
nomi e pronomi femminile/maschile, facendolo giocare con certi giochi,
facendolo vestire in un certo modo, costruiamo un'identità di genere
di un certo tipo; se cambiamo nomi, giochi e vestiti, creiamo
un'identità di genere completamente diverso.
Se si abolisse tutto questo, noi avremo una società asessuata.
Sembrano deliri: no, è questa l'ideologia di genere. Ci sono
degli asili in cui ci sono dei programmi finanziati, in cui ci sono
giochi etichettati come maschili e come femminili e i bambini
devono giocare a turno con un gioco e poi con l'altro, in modo
da sviluppare entrambe le sensibilità.
Il discorso del linguaggio che crea l'identità è qualcosa che
le femministe radicali hanno preso da tutt'altro filone filosofico, quello
del costruttivismo (Levy Strauss), nato dall'antropologia; studiando le
differenze tra culture indicò nel linguaggio differente la causa delle
società diverse. Ma è il linguaggio a creare una società diversa,
o non è forse la società a creare un linguaggio diverso?
Il nocciolo sta nel linguaggio: è per questo che in Spagna
ed in Inghilterra sono state fatte leggi che riguardano il linguaggio:
in Spagna non c'è più il termine "padre" e "madre", ma "genitore A",
"genitore B"; nelle scuole inglesi sono state eliminate espressioni
che fanno riferimento ai generi maschile o femminile, come
"comportati da uomo". La parola genere fino agli anni '50 è stata usata
in ambito grammaticale; dagli anni '70 è stata introdotta in questo contesto
dell'ideologia di genere dal medico australiano, poi trapiantato negli Usa,
John Money, importante per due motivi: a) fu il primo ad usare la parola
"genere" per indicare tutte le componenti non corporee della sessualità;
b) fece il primo esperimento per vedere se queste teorie erano valide.
Piccola parentesi: John Money faceva parte dell'ultima equipe
del dott. Kinsey, famosissimo ma forse in pochi hanno letto davvero
i suoi "Rapporti", raccolti ne La sessualità dell'uomo e La sessualità
della donna. Il dott. Money fece un esperimento che doveva dimostrare
la sua teoria, ossia venne preso un maschietto, venne vestito e chiamato
da femmina e quindi questo lo avrebbe dovuto portare ad essere una donna.
Come finì il tragico esperimento sul piccolo Bruce Raimer?
Col suo suicidio...
Ciò dice che l'identità sessuale e di genere non sono così manipolabili,
e a nostra disposizione.
Libero
Papa: no ai cambi di sesso
Dio decide chi è uomo e donna
Il Papa si sofferma sul concetto di "gender", che rappresenterebbe
"l'autodistruzione dell'uomo". La natura umana, sottolinea
il pontefice, è fatta di "uomo" e "donna" per questo è indispensabile
sostenere una "ecologia dell'uomo che lo protegga dalla autodistruzione.
Non è una metafisica superata se la Chiesa parla della natura dell'essere
umano come uomo e donna e chiede che quest'ordine della creazione
venga rispettato; qui si tratta di fatto della fede nel Creatore
e dell'ascolto del linguaggio della creazione, il cui disprezzo
sarebbe un'autodistruzione dell'uomo e quindi una distruzione
dell'opera stessa di Dio".
"Ciò che spesso viene espresso e inteso come 'gender'- ha aggiunto -
si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell'uomo dal creato
e dal Creatore; l'uomo vuole farsi da solo e disporre sempre
ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda; ma in questo modo
vive contro la verità, vive contro lo Spirito creatore.
Le foreste tropicali meritano sì la nostra protezione, ma non la merita
meno l'uomo come creatura, nella quale è iscritto un messaggio
che non significa contraddizione con la nostra libertà, ma sua condizione.
A partire da questa prospettiva papa Ratzinger ha suggerito
di rileggere la Humanae vitae: l'intenzione di papa Paolo VI -
ha detto - era di difendere l'amore contro la sessualità come consumo,
il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell'uomo
contro la sua manipolazione".
Al centro del discorso anche il matrimonio fra uomo e donna,
che "è il sacramento istituito da Cristo, il sacramento che è
all'origine della Creazione".
In questo modo il papa ha voluto rinnovare la sua difesa
del matrimonio contro qualsiasi altra forma di unione,
in particolare quelle gay.
Rino Cammilleri
Il giornalista Antonio Gaspari (ragionpolitica.it, 2.3.09), visto che è il
centenario della nascita di Darwin e il 150° del suo Origine delle specie,
è andato a rileggersi l'altra grande opera darwiniana, Origine dell'uomo
(Editori Riuniti 1983) e vi ha trovato un capitolo intitolato «Selezione
naturale operante nelle nazioni civili», dove sta scritto: « Fra i selvaggi
i deboli di corpo e di mente vengono presto eliminati; (.) D'altra parte,
noi uomini civili cerchiamo con ogni mezzo di ostacolare il processo
di eliminazione; costruiamo ricoveri per gli incapaci, per gli storpi
e per i malati; facciamo leggi per i poveri; e i nostri medici usano
la loro massima abilità per salvare la vita di chiunque fino all'ultimo
momento. (.) Così i membri deboli della società civile si riproducono.
Chiunque sia interessato dell'allevamento di animali domestici
non dubiterà che questo fatto sia molto dannoso alla razza umana (.)
ma, eccettuato il caso dell'uomo stesso, difficilmente qualcuno
è tanto ignorante da far riprodurre i propri animali peggiori» (pag. 176).
Più avanti: «Eppure l'uomo potrebbe mediante la selezione
fare qualcosa non solo per la costituzione somatica dei suoi figli,
ma anche per le loro qualità intellettuali e morali. I due sessi
dovrebbero star lontani dal matrimonio, quando sono deboli di mente
e di corpo» (pag. 255).
E, nella pagina seguente: «quelli che non possono evitare una grande
povertà per i loro figli dovrebbero astenersi dal matrimonio»;
tuttavia è anche vero che «se i prudenti si astengono dal matrimonio,
mentre gli avventati si sposano, i membri inferiori della società
tenderanno a soppiantare i migliori».
Libertàepersona
L'IDENTITÁ DI GENERE
Di Antonio Righi
L'identità è ciò che una persona è; pensiamo alla matematica:
l'identità è una relazione tra due cose una prima e una dopo
il segno uguale che possono essere scambiate.
Dopo la II guerra mondiale, emerge questo dibattito:
l'identità è data (qualcuno dice subìta) o costruita (o socialmente
costruita)?; ciò che siamo dipende dall'ambiente o siamo così?
Prima la risposta c'era, rimasta tale da Aristotele: tutte le cose
hanno due stadi, quello di potenza e quello di atto, ossia un pulcino
è una gallina in potenza.
Questo movimento da potenza ad atto riguarda tutte le cose,
anche le persone. Che cosa guida il passaggio da potenza ad atto?
Aristotele risponde che il principio insito in ogni cosa che guida
questo passaggio si chiama "natura".
Sui giornali si sentono varie definizioni di "natura", ciò che fanno gli
animali, natura sono fiori, piante ecc. No, natura è il progetto, è il
piano, è il principio che guida il cambiamento delle cose verso la loro
realizzazione, la loro attualizzazione.
Che influenza ha l'ambiente su questo progetto?
Per capirlo prendiamo l'esempio dell'albero di limoni: noi andiamo
al mercato comprando una piantina di limoni, che non ha ancora
i limoni.
Se noi compriamo questa piantina lo facciamo perché sappiamo che
questa piantina ha una sua natura, che è quella di fare i limoni e non potrà
mai fare zucchine.
Ma è sicuro che farà limoni?
No, li farà solo se riceverà la luce necessaria, l'acqua necessaria,
se non sarà attaccata dai parassiti, ecc, altrimenti non darà limoni,
ma questo non vuol dire che nella sua natura non può produrre
frutti, ma che l'ambiente ha ostacolato il suo progetto.
Quello che ci vuole dire Aristotele è questo: c'è un progetto
nelle persone, a volte non lo vediamo realizzato, ma questo
non è una disconferma del progetto, ma che succede qualcosa
nell'ambiente che ostacola la produzione del progetto.
Questo non vuol dire che l'ambiente, in particolare le relazioni,
è un qualcosa di negativo che ostacola i progetti delle persone,
perché è anche la condizione necessaria perché tale progetto
si realizzi. L'uomo è un animale sociale, ha bisogno di relazioni.
Questo è stato provato anche sperimentalmente.
Federico II aveva deciso un giorno di scoprire quale era
la lingua originaria e ha preso dei neonati e li ha rinchiusi
in cima ad una torre, ordinando a delle balie di prendersene cura
ma solo per quanto riguardava i bisogni fisiologici (pulirli, lavarli)
senza proferire una parola né avere il minimo contatto.
Ebbene, questi bambini alla fine morirono tutti.
[Da notare come l'autore di questo laico "esperimento" è Federico II
di Svevia, sovrano ghibellino che fu scomunicato dal Papa....]
Senza relazioni, noi non possiamo sviluppare il nostro potenziale né sapere
la nostra identità. Quando noi vogliamo sapere qual è il nostro aspetto
esteriore, ci guardiamo allo specchio; quando vogliamo sapere chi siamo
dentro, abbiamo bisogno di un altro specchio: gli altri e le nostre
relazioni. La realizzazione di noi stessi quindi si attualizza attraverso
le relazioni ma allo stesso tempo le relazioni possono divenire ostacoli
per tale realizzazione.
L'identità di una persona è una realtà sessuata: in ogni cellula
del nostro corpo siamo geneticamente caratterizzati come maschio
o come femmina: i nostri cromosomi sono XX o XY;
la nostra identità è fin dal concepimento una realtà sessuata.
Noi siamo sempre maschi o femmine, la realizzazione sta
nel diventare uomini e donne.
Tutte le altre caratteristiche, la visione del mondo, le abilità
le sviluppiamo a partire da questo progetto inscritto nel nostro corpo.
Pertanto l'identità umana si compone di una parte biologica (sessuale)
e una parte relazionale-psicologica (l'identità di genere).
Il problema è che secondo alcuni tra identità sessuale e identità
di genere non vi deve essere nessun legame; sta nel fatto
che qualcuno vuole slegarli una dall'altra.
Aristotele diceva che l'uomo era l'unione (non la somma)
di anima e corpo, per cui i dati psicologici non potevano essere
separati dal nostro corpo, essendo due facce della stessa medaglia.
Oggi c'è qualcuno che ritiene che le caratteristiche fisiche
e psicologiche possono, anzi devono, essere separate.
Questi sono i teorici dell'ideologia di genere.
Tale ideologia nasce in ambito accademico intorno agli anni '70
e che è scesa un po' a cascata e adesso noi cominciamo a sentirne parlare.
E' partita nelle università americane, passando gradualmente fino alla
cultura. Quest'idea va cercata nel femminismo. Il femminismo nasce nella
rivoluzione francese, con un "femminismo liberale", ossia dare uguali
diritti a persone diverse e questo orientamento durò fino agli anni '30-'40,
quando con il diritto al voto ed alcune leggi sul lavoro, gli obiettivi del
femminismo liberale furono raggiunti. E' così che il movimento femminista
piombò in una crisi, dalla quale sorse a fine anni '50 il "femminismo
radicale", quello delle piazze degli anni '70, nato dall'incontro del
femminismo con la dialettica marxista, ossia: c'è una classe di sfruttatori
che ha impostato la società in modo da sottomettere la classe degli
sfruttati e che ha tutto l'interesse di mantenere lo status quo per
continuare ad avere la supremazia sugli altri.
Da qui la dialettica prevede che ci sia uno scontro tra queste
due classi, tesi-antitesi, che si concluderà in una sintesi che sarà
la società socialista senza classi.
Il femminismo radicale fa la stessa cosa, leggendo la realtà
con la stessa chiave di lettura: nel mondo ci sono due classi,
quella maschile e quella femminile, gli uomini hanno strutturato
la società in modo da creare e mantenere il loro potere sulla donna
e che quindi è la classe sfruttata. La sintesi sarà una società
senza più classi, né maschile né femminile, cioè una classe asessuata.
Quest'idea era già stata anticipata dal comunismo marxista ben prima
del femminismo radicale: Engels nell'opera del 1884 "L'origine
della famiglia, della proprietà e dello stato" (fate attenzione
all'ordine delle parole) parla della società primitiva (in realtà
mai esistita) in cui c'era la comunione di tutti i beni e il godimento
libero da parte degli uomini di tutte le donne.
Visto che i figli non si sapevano di chi era, dovevano essere educati
dallo Stato (asili di Stato, scuola di Stato); quando un uomo,
per egoismo, decise che una donna era sua, ha dovuto creare strutture
economiche che mantenessero in piedi quella che fu chiamata famiglia.
Dalla famiglia nacque la proprietà privata e da questa lo Stato,
che ebbe il dovere di difenderla.
Ritornando alla questione del femminismo radicale: abbiamo detto,
una società dal punto di vista sessuale indifferenziata.
Chiunque può far notare agli ideologi di genere che delle differenze
tra maschi e femmine ci sono, e non sono eliminabili; la risposta
a questo è stata "noi della biologia ce ne freghiamo" ed è questo
il sostegno filosofico a quella serie di manipolazioni ed esperimenti
che ha portato al concepimento senza l'unione tra maschio e femmine,
alla fecondazione in vitro ecc.
Pensiamo al referendum sulla legge 40: c'era un quesito che avrebbe lasciato
basito chiunque, perché si diceva che potevano accedere alle tecniche di
fecondazione artificiale anche coppie che non avevano problemi di fertilità.
Al che uno si chiedeva perché una coppia senza problemi dovrebbe
accedere a queste tecniche che sono dolorose, complicate,
psicologicamente molto stressanti; cioè era un quesito alla base
del quale ci stava proprio l'ideologia di genere, volendo sostenere
che l'unione carnale tra maschio e femmina non c'entra niente
con la riproduzione, la quale non è che l'esito di un processo
tecnologico in cui la biologia non c'entra niente. Anche
trascurando la biologia tra maschi e femminine ci sono grandi
differenze psicologiche: le femmine sono più portate all'ascolto
e alla relazione; i maschi sono più competitivi, sono più portati
all'esterno, mentre le donne per la casa. Qualcuno li chiama stereotipi
ma sono invece tendenze generali.
Le femministe radicali sostengono che queste differenze sono "socialmente
costruite", ossia il fatto di rivolgersi ad un individuo chiamandolo con
nomi e pronomi femminile/maschile, facendolo giocare con certi giochi,
facendolo vestire in un certo modo, costruiamo un'identità di genere
di un certo tipo; se cambiamo nomi, giochi e vestiti, creiamo
un'identità di genere completamente diverso.
Se si abolisse tutto questo, noi avremo una società asessuata.
Sembrano deliri: no, è questa l'ideologia di genere. Ci sono
degli asili in cui ci sono dei programmi finanziati, in cui ci sono
giochi etichettati come maschili e come femminili e i bambini
devono giocare a turno con un gioco e poi con l'altro, in modo
da sviluppare entrambe le sensibilità.
Il discorso del linguaggio che crea l'identità è qualcosa che
le femministe radicali hanno preso da tutt'altro filone filosofico, quello
del costruttivismo (Levy Strauss), nato dall'antropologia; studiando le
differenze tra culture indicò nel linguaggio differente la causa delle
società diverse. Ma è il linguaggio a creare una società diversa,
o non è forse la società a creare un linguaggio diverso?
Il nocciolo sta nel linguaggio: è per questo che in Spagna
ed in Inghilterra sono state fatte leggi che riguardano il linguaggio:
in Spagna non c'è più il termine "padre" e "madre", ma "genitore A",
"genitore B"; nelle scuole inglesi sono state eliminate espressioni
che fanno riferimento ai generi maschile o femminile, come
"comportati da uomo". La parola genere fino agli anni '50 è stata usata
in ambito grammaticale; dagli anni '70 è stata introdotta in questo contesto
dell'ideologia di genere dal medico australiano, poi trapiantato negli Usa,
John Money, importante per due motivi: a) fu il primo ad usare la parola
"genere" per indicare tutte le componenti non corporee della sessualità;
b) fece il primo esperimento per vedere se queste teorie erano valide.
Piccola parentesi: John Money faceva parte dell'ultima equipe
del dott. Kinsey, famosissimo ma forse in pochi hanno letto davvero
i suoi "Rapporti", raccolti ne La sessualità dell'uomo e La sessualità
della donna. Il dott. Money fece un esperimento che doveva dimostrare
la sua teoria, ossia venne preso un maschietto, venne vestito e chiamato
da femmina e quindi questo lo avrebbe dovuto portare ad essere una donna.
Come finì il tragico esperimento sul piccolo Bruce Raimer?
Col suo suicidio...
Ciò dice che l'identità sessuale e di genere non sono così manipolabili,
e a nostra disposizione.
Libero
Papa: no ai cambi di sesso
Dio decide chi è uomo e donna
Il Papa si sofferma sul concetto di "gender", che rappresenterebbe
"l'autodistruzione dell'uomo". La natura umana, sottolinea
il pontefice, è fatta di "uomo" e "donna" per questo è indispensabile
sostenere una "ecologia dell'uomo che lo protegga dalla autodistruzione.
Non è una metafisica superata se la Chiesa parla della natura dell'essere
umano come uomo e donna e chiede che quest'ordine della creazione
venga rispettato; qui si tratta di fatto della fede nel Creatore
e dell'ascolto del linguaggio della creazione, il cui disprezzo
sarebbe un'autodistruzione dell'uomo e quindi una distruzione
dell'opera stessa di Dio".
"Ciò che spesso viene espresso e inteso come 'gender'- ha aggiunto -
si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell'uomo dal creato
e dal Creatore; l'uomo vuole farsi da solo e disporre sempre
ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda; ma in questo modo
vive contro la verità, vive contro lo Spirito creatore.
Le foreste tropicali meritano sì la nostra protezione, ma non la merita
meno l'uomo come creatura, nella quale è iscritto un messaggio
che non significa contraddizione con la nostra libertà, ma sua condizione.
A partire da questa prospettiva papa Ratzinger ha suggerito
di rileggere la Humanae vitae: l'intenzione di papa Paolo VI -
ha detto - era di difendere l'amore contro la sessualità come consumo,
il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell'uomo
contro la sua manipolazione".
Al centro del discorso anche il matrimonio fra uomo e donna,
che "è il sacramento istituito da Cristo, il sacramento che è
all'origine della Creazione".
In questo modo il papa ha voluto rinnovare la sua difesa
del matrimonio contro qualsiasi altra forma di unione,
in particolare quelle gay.