Andreas Hofer
2003-12-30 10:11:52 UTC
Castità prematrimoniale: perché sì?
di Mario Palmaro
La Chiesa si ostina a proporla. Molti giovani non la capiscono. È ancora
possibile spiegare le ragioni ed i vantaggi della castità prematrimoniale?
Ecco che cosa dire. Anche a chi non crede.
Un giovane e una giovane si conoscono, si frequentano, si vogliono bene.
Scoprono di desiderare una vita insieme e, magari, stabiliscono che un
giorno diventeranno solennemente e pubblicamente marito e moglie. Un periodo
di tempo - più o meno lungo - li separa dal momento in cui, salvo
ripensamenti, si uniranno in matrimonio. Come vivere questa particolarissima
stagione della vita che è il fidanzamento? Secondo la mentalità corrente,
nulla di più normale che quei giovani si comportino come se fossero già
sposati.
Nell'insegnamento della Chiesa, invece, soltanto il matrimonio rende lecito
il rapporto sessuale tra l'uomo e la donna. Si tratta di un conflitto
acutissimo tra il senso comune dei contemporanei e il Magistero petrino; il
divieto dei cosiddetti "rapporti prematrimoniali" rischia di risuonare
sempre meno ascoltato e compreso, al punto da suscitare perfino nei pastori
la tentazione alto scoraggiamento. Non è raro ascoltare il "lamento" di
qualche parroco: "Dissuadere i fidanzati dai rapporti prematrimoniali?
Figuriamoci, inutile perfino parlarne, non ci capiscono".
Che fare, dunque?
C'è un significato profondamente umano di questo insegnamento che,
ininterrottamente e ostinatamente, la Chiesa affida agli uomini di ogni
tempo. Bisogna aiutare le persone a riscoprire che non si tratta di
un'impuntatura moralistica - "devi fare così perché devi, perché te lo dico
io" - né di un sacrificio imposto ai fidanzati per il gusto di mortificarli,
né di una prescrizione formalistica. priva di qualsiasi giustificazione
razionale.
Come sempre quando la Chiesa insegna una verità morale, la castità al di
fuori del matrimonio ha un profondo significato antropologico: è proposta
perché "fa bene" all'uomo, rispetta e promuove la sua più intima natura, lo
aiuta a comprendere in profondità l'essenza del matrimonio.
Proveremo dunque a offrire alcuni argomenti "umani" che possano aiutare a
riaprire gli occhi sulla bellezza di questa "fatica" richiesta ai fidanzati
e a chiunque viva al di fuori del matrimonio. Un piccolo prontuario per
ragionare sul fatto che il "bene" insegnato dal "Papa e dai preti"' alla
fine, conviene. E che il sesso prematrimoniale è, in verità,
"anti-matrimoniale".
1. Una prima constatazione di buon senso: il sesso unisce Crea cioè subito
tra gli amanti un'unione affettiva, psichica, emotiva, intima e speciale che
nessun'altra relazione è in grado di eguagliare. lì sesso produce un legame,
poiché il corpo parla un linguaggio che va anche al di là delle intenzioni
coscienti del partner. Ora, poiché questo legame nasce più o meno
consapevolmente ogni volta, più partner sessuali si hanno più il legame con
ognuno si fa più debole. Il sesso prematrimoniale aumenta drammaticamente le
chance di divorzio.
2. Saper aspettare irrobustisce il legame coniugale, perché il rapporto
sessuale diviene qualcosa che i coniugi hanno condiviso solo l'uno con
l'altro, dopo averlo desiderato senza soddisfano per un certo periodo. Un
tempo che li ha visti cimentarsi (e cementarsi) in un impegno che implica
aiuto reciproco, buona volontà "incrociata", crescita nella stima l'un per
l'altro.
3. Il rapporto sessuale prematrimoniale determina un accecante "effetto
valanga", poiché è così affettivamente forte da annebbiare la scelta della
persona. lì fidanzamento è tempo di verifica della scelta, tant'è vero che
si può ancora ripensarci. Ebbene, se il rapporto lascia insoddisfatti, porta
a concludere che i due sono "incompatibili", mentre magari il matrimonio
potrebbe dimostrare il contrario; se, viceversa, risulta soddisfacente,
maschera effettive incompatibilità pronte ad esplodere dopo il matrimonio.
4. Esiste un nesso intrinseco fra il sesso e il rapporto stabile tra uomo e
donna. Dunque è innaturale creare, attraverso il rapporto sessuale,
un'intimità così forte per poi romperla. Ciò avverrà a prescindere dalle
intenzioni delle persone: il significato oggettivo del sesso è intatti più
importante - prevale - sul significato soggettivo. Il don Giovanni
impenitente può credere soggettivamente che nessun rapporto è per lui
realmente importante, ma non può evitare che ciascuno di quei rapporti lasci
segni profondi nella struttura più intima della sua persona. C'è un fatto
inequivocabile: l'effetto unitivo automatico del sesso.
5. A questo punto, un'obiezione classica consiste nell'ipotizzare che due
ragazzi abbiano già deciso di sposarsi, e che solo un lasso temporale
"organizzativo" (la casa, il lavoro, gli studi...) li separi dal matrimonio.
Perché "rifiutarsi" quegli atti che, compiuti dopo le nozze, la Chiesa
considera pienamente legittimi? L'errore del ragionamento sta nella
premessa: anche in casi simili, il sesso avverrebbe al di fuori di una
decisione di esclusività e permanenza. Soltanto il matrimonio è un punto dì
non ritorno che cambia la vita. Soltanto il patto matrimoniale è così forte
e inclusivo - come scrive il filosofo Fulvio Di Blasi - da giustificare,
cioè rendere giusta di fronte a Dio e agli uomini anche l'unione corporea.
La castità prematrimoniale è il percorso propedeutico alla comprensione
della vera essenza del matrimonio. Non si può capire l'indissolubilità
matrimoniale se si rifiuta ottusamente il valore della continenza prima
delle nozze.
6. I fidanzati non hanno "il diritto" a possedersi carnalmente per la
semplice ragione che ancora non si appartengono. Il sesso fuori dal
matrimonio è quindi una specie di furto. Né vale a dissipare la colpa la
tesi del sesso come "prova d'amore". L'amore non si prova. Ci si crede e lo
si vive, responsabilmente. Provare una persona è ridurla a oggetto.
7. La convivenza "di fatto" è, in tal senso, l'abbaglio più clamoroso per le
coppie moderne: infatti, esse pensano in questo modo di "provare" il
matrimonio, mentre la convivenza è tutto fuorché una prova di matrimonio,
poiché manca della responsabàlità di una vita altrui per tutta la vita, che
è tipica solo della promessa matrimoniale. Come scrivono Aduro Cattaneo,
Paolo Pugni e Franca Malagò, c'è una bella differenza tra coniuge e
compagno: l'uno - da cum e iugum è colui con il quale divido il giogo;
l'altro - da cum e panis - colui con il quale divido il pane. Un conto è
condividere il pranzo - esperienza aperta ai più svariati incontri - e un
conto è mettere in comune la sorte e tutto se stesso. L'amore dei conviventi
è tutto tranne che libero; perché un amore libero da impegni è un
controsenso. lì motto implicito di ogni convivenza è: "fin che dura".
8. Nonostante queste argomentazioni, resta oggi molto difficile convincere
le persone che è meglio sforzarsi di aspettare la prima notte di nozze. Da
un lato, gioca in senso contrario la pulsione degli istinti, che la
modernità ha pensato di liquidare secondo le parole di Oscar Wilde: "L'unico
modo di vincere le tentazioni è assecondarle". Ma c'è poi un motivo più
profondo: i fatti della legge morale sono molto più evidenti nel lungo
periodo. Può darsi che ad alcune generazioni possa sfuggire una verità
morale. Ma di fronte al lungo cammino della storia, la verità si impone: una
società non casta è ricca di divorzi e povera di figli.
9. Che cosa dire ai giovani che abbiano fatto esperienza della caduta nel
cammino verso il matrimonio? Di solito c'è una tacita convinzione - magari
avallata dall'arrendevolezza degli educatori - secondo la quale non è
possibile "invertire la rotta" una volta che due fidanzati vivano,
sessualmente parlando, more uxorio: "oramai...", quasi che esistessero
persone sottratte alla potenza della grazia santificante per colpa di una
scelta o di uno stile di vita sbagliato. È dovere di ogni cattolico invece
proporre la verità tutta intera anche a questi fratelli, trasmettendo loro
la certezza della misericordia e del perdono di Dio, insieme alla robusta
convinzione dell'efficacia degli strumenti che la Chiesa mette a
disposizione per "fare nuova" la vita di ognuno. Di fronte alla vertigine
che oggi un giovane prova nel sentirsi proporre la castità matrimoniale,
valgano sempre le parole così umane degli Apostoli di fronte alla
"intransigenza" del loro Maestro: "Dunque, chi potrà salvarsi?". E la
risposta di Gesù: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è
possibile" (Mt 19,25-26).
La Parola di Dio
"Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo
corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non
sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che
avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?". (1 Cor 6, 18-19).
Bibliografia:
Ramòn Garcia de Haro, Matrimonio & Famiglia nei documenti del Magistero,
Ares, Milano 2000.
Fulvio Di Biasi, Rapporti pre-o anti-matrimoniali?, in Studi Cattolici,
ottobre 2001, n. 488.
Ugo Borghello, Le crisi dell'amore. Prevenire & curare i disagi familiari,
Ares, Milano 2000.
Arturo Cattaneo, con Franca & Paolo Pugni, Matrimonio d'amore. Tracce per un
cammino di coppia, Ares, Milano 1997.
Franca Malagò, Paolo Pugni, Etica semplice per la famiglia. Libertà,
autorità, amore, Ares, Milano 1994.
(c) Il Timone - n. 18 Marzo/Aprile 2002
di Mario Palmaro
La Chiesa si ostina a proporla. Molti giovani non la capiscono. È ancora
possibile spiegare le ragioni ed i vantaggi della castità prematrimoniale?
Ecco che cosa dire. Anche a chi non crede.
Un giovane e una giovane si conoscono, si frequentano, si vogliono bene.
Scoprono di desiderare una vita insieme e, magari, stabiliscono che un
giorno diventeranno solennemente e pubblicamente marito e moglie. Un periodo
di tempo - più o meno lungo - li separa dal momento in cui, salvo
ripensamenti, si uniranno in matrimonio. Come vivere questa particolarissima
stagione della vita che è il fidanzamento? Secondo la mentalità corrente,
nulla di più normale che quei giovani si comportino come se fossero già
sposati.
Nell'insegnamento della Chiesa, invece, soltanto il matrimonio rende lecito
il rapporto sessuale tra l'uomo e la donna. Si tratta di un conflitto
acutissimo tra il senso comune dei contemporanei e il Magistero petrino; il
divieto dei cosiddetti "rapporti prematrimoniali" rischia di risuonare
sempre meno ascoltato e compreso, al punto da suscitare perfino nei pastori
la tentazione alto scoraggiamento. Non è raro ascoltare il "lamento" di
qualche parroco: "Dissuadere i fidanzati dai rapporti prematrimoniali?
Figuriamoci, inutile perfino parlarne, non ci capiscono".
Che fare, dunque?
C'è un significato profondamente umano di questo insegnamento che,
ininterrottamente e ostinatamente, la Chiesa affida agli uomini di ogni
tempo. Bisogna aiutare le persone a riscoprire che non si tratta di
un'impuntatura moralistica - "devi fare così perché devi, perché te lo dico
io" - né di un sacrificio imposto ai fidanzati per il gusto di mortificarli,
né di una prescrizione formalistica. priva di qualsiasi giustificazione
razionale.
Come sempre quando la Chiesa insegna una verità morale, la castità al di
fuori del matrimonio ha un profondo significato antropologico: è proposta
perché "fa bene" all'uomo, rispetta e promuove la sua più intima natura, lo
aiuta a comprendere in profondità l'essenza del matrimonio.
Proveremo dunque a offrire alcuni argomenti "umani" che possano aiutare a
riaprire gli occhi sulla bellezza di questa "fatica" richiesta ai fidanzati
e a chiunque viva al di fuori del matrimonio. Un piccolo prontuario per
ragionare sul fatto che il "bene" insegnato dal "Papa e dai preti"' alla
fine, conviene. E che il sesso prematrimoniale è, in verità,
"anti-matrimoniale".
1. Una prima constatazione di buon senso: il sesso unisce Crea cioè subito
tra gli amanti un'unione affettiva, psichica, emotiva, intima e speciale che
nessun'altra relazione è in grado di eguagliare. lì sesso produce un legame,
poiché il corpo parla un linguaggio che va anche al di là delle intenzioni
coscienti del partner. Ora, poiché questo legame nasce più o meno
consapevolmente ogni volta, più partner sessuali si hanno più il legame con
ognuno si fa più debole. Il sesso prematrimoniale aumenta drammaticamente le
chance di divorzio.
2. Saper aspettare irrobustisce il legame coniugale, perché il rapporto
sessuale diviene qualcosa che i coniugi hanno condiviso solo l'uno con
l'altro, dopo averlo desiderato senza soddisfano per un certo periodo. Un
tempo che li ha visti cimentarsi (e cementarsi) in un impegno che implica
aiuto reciproco, buona volontà "incrociata", crescita nella stima l'un per
l'altro.
3. Il rapporto sessuale prematrimoniale determina un accecante "effetto
valanga", poiché è così affettivamente forte da annebbiare la scelta della
persona. lì fidanzamento è tempo di verifica della scelta, tant'è vero che
si può ancora ripensarci. Ebbene, se il rapporto lascia insoddisfatti, porta
a concludere che i due sono "incompatibili", mentre magari il matrimonio
potrebbe dimostrare il contrario; se, viceversa, risulta soddisfacente,
maschera effettive incompatibilità pronte ad esplodere dopo il matrimonio.
4. Esiste un nesso intrinseco fra il sesso e il rapporto stabile tra uomo e
donna. Dunque è innaturale creare, attraverso il rapporto sessuale,
un'intimità così forte per poi romperla. Ciò avverrà a prescindere dalle
intenzioni delle persone: il significato oggettivo del sesso è intatti più
importante - prevale - sul significato soggettivo. Il don Giovanni
impenitente può credere soggettivamente che nessun rapporto è per lui
realmente importante, ma non può evitare che ciascuno di quei rapporti lasci
segni profondi nella struttura più intima della sua persona. C'è un fatto
inequivocabile: l'effetto unitivo automatico del sesso.
5. A questo punto, un'obiezione classica consiste nell'ipotizzare che due
ragazzi abbiano già deciso di sposarsi, e che solo un lasso temporale
"organizzativo" (la casa, il lavoro, gli studi...) li separi dal matrimonio.
Perché "rifiutarsi" quegli atti che, compiuti dopo le nozze, la Chiesa
considera pienamente legittimi? L'errore del ragionamento sta nella
premessa: anche in casi simili, il sesso avverrebbe al di fuori di una
decisione di esclusività e permanenza. Soltanto il matrimonio è un punto dì
non ritorno che cambia la vita. Soltanto il patto matrimoniale è così forte
e inclusivo - come scrive il filosofo Fulvio Di Blasi - da giustificare,
cioè rendere giusta di fronte a Dio e agli uomini anche l'unione corporea.
La castità prematrimoniale è il percorso propedeutico alla comprensione
della vera essenza del matrimonio. Non si può capire l'indissolubilità
matrimoniale se si rifiuta ottusamente il valore della continenza prima
delle nozze.
6. I fidanzati non hanno "il diritto" a possedersi carnalmente per la
semplice ragione che ancora non si appartengono. Il sesso fuori dal
matrimonio è quindi una specie di furto. Né vale a dissipare la colpa la
tesi del sesso come "prova d'amore". L'amore non si prova. Ci si crede e lo
si vive, responsabilmente. Provare una persona è ridurla a oggetto.
7. La convivenza "di fatto" è, in tal senso, l'abbaglio più clamoroso per le
coppie moderne: infatti, esse pensano in questo modo di "provare" il
matrimonio, mentre la convivenza è tutto fuorché una prova di matrimonio,
poiché manca della responsabàlità di una vita altrui per tutta la vita, che
è tipica solo della promessa matrimoniale. Come scrivono Aduro Cattaneo,
Paolo Pugni e Franca Malagò, c'è una bella differenza tra coniuge e
compagno: l'uno - da cum e iugum è colui con il quale divido il giogo;
l'altro - da cum e panis - colui con il quale divido il pane. Un conto è
condividere il pranzo - esperienza aperta ai più svariati incontri - e un
conto è mettere in comune la sorte e tutto se stesso. L'amore dei conviventi
è tutto tranne che libero; perché un amore libero da impegni è un
controsenso. lì motto implicito di ogni convivenza è: "fin che dura".
8. Nonostante queste argomentazioni, resta oggi molto difficile convincere
le persone che è meglio sforzarsi di aspettare la prima notte di nozze. Da
un lato, gioca in senso contrario la pulsione degli istinti, che la
modernità ha pensato di liquidare secondo le parole di Oscar Wilde: "L'unico
modo di vincere le tentazioni è assecondarle". Ma c'è poi un motivo più
profondo: i fatti della legge morale sono molto più evidenti nel lungo
periodo. Può darsi che ad alcune generazioni possa sfuggire una verità
morale. Ma di fronte al lungo cammino della storia, la verità si impone: una
società non casta è ricca di divorzi e povera di figli.
9. Che cosa dire ai giovani che abbiano fatto esperienza della caduta nel
cammino verso il matrimonio? Di solito c'è una tacita convinzione - magari
avallata dall'arrendevolezza degli educatori - secondo la quale non è
possibile "invertire la rotta" una volta che due fidanzati vivano,
sessualmente parlando, more uxorio: "oramai...", quasi che esistessero
persone sottratte alla potenza della grazia santificante per colpa di una
scelta o di uno stile di vita sbagliato. È dovere di ogni cattolico invece
proporre la verità tutta intera anche a questi fratelli, trasmettendo loro
la certezza della misericordia e del perdono di Dio, insieme alla robusta
convinzione dell'efficacia degli strumenti che la Chiesa mette a
disposizione per "fare nuova" la vita di ognuno. Di fronte alla vertigine
che oggi un giovane prova nel sentirsi proporre la castità matrimoniale,
valgano sempre le parole così umane degli Apostoli di fronte alla
"intransigenza" del loro Maestro: "Dunque, chi potrà salvarsi?". E la
risposta di Gesù: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è
possibile" (Mt 19,25-26).
La Parola di Dio
"Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo
corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non
sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che
avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?". (1 Cor 6, 18-19).
Bibliografia:
Ramòn Garcia de Haro, Matrimonio & Famiglia nei documenti del Magistero,
Ares, Milano 2000.
Fulvio Di Biasi, Rapporti pre-o anti-matrimoniali?, in Studi Cattolici,
ottobre 2001, n. 488.
Ugo Borghello, Le crisi dell'amore. Prevenire & curare i disagi familiari,
Ares, Milano 2000.
Arturo Cattaneo, con Franca & Paolo Pugni, Matrimonio d'amore. Tracce per un
cammino di coppia, Ares, Milano 1997.
Franca Malagò, Paolo Pugni, Etica semplice per la famiglia. Libertà,
autorità, amore, Ares, Milano 1994.
(c) Il Timone - n. 18 Marzo/Aprile 2002